«Non smetteremo mai di riflettere e osservare, sollevando la questione agli occhi della collettività, che la libera professione degli infermieri e degli altri professionisti del comparto non medico, rappresenta l’unica via di uscita, alla luce della ormai strutturale carenza di personale, per risolvere almeno in parte i problemi che attanagliano il nostro sistema sanitario.
A ben guardare, in questo momento, il Decreto Legge n. 34 del 30 marzo 2023, articolo 13, che apre le porte alla disapplicazione del regime di esclusività per gli operatori sanitari, ma solo fino al 31 dicembre 2025, non possiamo non sollevare alcune doverose perplessità.
Nello specifico, non condividiamo il nuovo limite di tempo, che riduce l’applicabilità della norma solo fino al 31 dicembre 2025. In questo modo il Governo, lo abbiamo detto più volte, ha compiuto un bel passo indietro rispetto alle sue stesse promesse, e a una libera professione che tutti vogliamo come strutturale, quindi reale e senza vincoli temporali, al pari di quella dei medici.
Inoltre, il nostro sindacato insiste, e chiede al Parlamento, la pressoché integrale sostituzione dell’attuale comma 2,) dell ‘articolo 13, che regola il regime delle previste autorizzazioni».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
Peraltro, desta perplessità, nel comma 2) indicato, la prevista verifica ,da parte dell’azienda, del “rispetto della normativa sull’orario di lavoro”, perché se stiamo parlando di libera professione il datore di lavoro non è tenuto e non dovrebbe effettuare alcun controllo. Un infermiere, un’ostetrica o un altro professionista sanitario dovrebbero poter svolgere attività libero-professionale in favore di terzi senza ingerenze di sorta. Anche perché l’attività di cui si parla è in ogni caso soggetta ai vincoli dell’art. 2105 del Codice Civile, relativo all’obbligo di fedeltà.
Vorremmo ricordare che fummo proprio noi, con la nostra proposta del 29 dicembre scorso, al Ministro Schillaci, a sollevare la necessità, in linea con gli obiettivi e progetti a Missione 6 di PNRR, da parte degli infermieri, ostetriche e degli altri professionisti del comparto non medico, di svolgere attività libero professionale al di fuori dell’orario di servizio e in condizioni di assenza di conflitto di interessi con le attività istituzionali, ma naturalmente senza alcun controllo da parte dell’Azienda Sanitaria in merito all’orario di lavoro, come invece prevede in questo momento il comma 2.
Proponemmo “che l’azienda sanitaria dovesse autorizzare” il professionista che avesse fatto espressa richiesta di svolgere attività libero professionale al di fuori della struttura dove è dipendente e che, in carenza di un reale conflitto di interessi, una volta decorsi 15 giorni dal ricevimento di tale citata richiesta, anche nel silenzio dell’azienda interessata, l’autorizzazione dovesse intendersi come concessa.
E’ chiaro che, nei termini delineati nelle nostre riflessioni, non possiamo considerarci soddisfatti dell’attuale formulazione del Decreto 34/2023, anche se, oggettivamente, non possiamo non riconoscere i passi in avanti compiuti con tale provvedimento, rispetto ad un recente passato dove l’esercizio di attività fuori dal rapporto di lavoro per gli infermieri, le ostetriche e gli altri professionisti sanitari pubblici dipendenti, era solo una chimera.
Ora, la nostra richiesta al Parlamento, è che, in sede di conversione in legge del Decreto 34/2023, si abbia finalmente il coraggio di compiere un doveroso ed ulteriore salto, cancellando lacci e lacciuoli dall’attuale versione del provvedimento.
Lo si faccia, chiosa De Palma, non certamente solo per le professioni sanitarie interessate, ma soprattutto per il bene del nostro complesso sistema sanitario».