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Sanità pubblica: “Ripartizione fondi molto anomala”

Loreto Lombardi, dirigente medico del "San Salvatore" dell'Aquila: "La Asl 1 di Avezzano-Sulmona-L'Aquila si aspettava di più in termini di risorse"

“Credo che in Abruzzo ci sia stata una ripartizione dei fondi destinati alla sanità molto anomala. Vengono investiti tanti soldi verso zone non certo interne, nonostante i problemi più grandi li abbiamo noi dell’Aquila, cioè la terza provincia più grande d’Italia, rispetto ad esempio a quelle di Pescara e Teramo”.

Dura presa di posizione di Loreto Lombardi, dirigente medico dell’ospedale regionale “San Salvatore” dell’Aquila e segretario aziendale all’Aquila del sindacato dei medici dirigenti Anaao-Assomed, intervenuto ieri mattina a Palazzo Fibbioni ad un incontro-dibattito dal titolo “Salviamo la sanità pubblica“, organizzato dallo storico esponente aquilano della sinistra di classe, Alfonso De Amicis, in collaborazione con l’Associazione “Il Pungolo” di Tempera. Si tratta del secondo incontro pubblico consecutivo che arriva ad un mese di distanza da quello ospitato al Palazzetto dei Nobili.

A Palazzo Fibbioni erano presenti, tra gli altri, il segretario provinciale della Cgil dell’Aquila, Francesco Marrelli, il noto psicologo aquilano e presidente dell’associazione 180 Amici L’Aquila, Sandro Sirolli, l’ex assessora comunale Betty Leone e il consigliere comunale di opposizione nelle file del centrosinistra, Lorenzo Rotellini. Nuovamente assenti molti politici e sindacalisti invitati ufficialmente dagli organizzatori.

La Asl 1 di Avezzano-Sulmona-L’Aquila – ha detto tra le altre cose Lombardi in un periodo in cui fioccano polemiche e lamentele nelle aree interne anche per gli stanziamenti sull’edilizia sanitaria e sulla grave situazione in cui si trovano i nuclei di cure primarie – si aspettava di più in termini di risorse. E su quella che io considero una ripartizione molto anomala dei fondi destinati alla sanità di questa regione, ne ho parlato anche con i dirigenti della Asl aquilana. E loro sono d’accordo con me”,

“Ma non credo ci sia un problema politico – ha aggiunto Lombardi, che aveva già partecipato all’incontro dello scorso febbraio e che ha ribadito la necessità di replicare queste iniziative per renderle strutturali – perché non credo che un politico faccia queste cose scientemente recentemente. Credo ci sia proprio un problema a livello burocratico, con regole che probabilmente andranno riscritte”.

“Stiamo andando verso la privatizzazione di uno dei pochi sistemi al mondo di sanità pubblica universale – ha spiegato quindi il medico dirigente dell’Anaao -. I governi, non soltanto questo, vanno da decenni in quella direzione che è quella del modello anglosassone che mai avremmo dovuto scegliere, ma non lo dicono chiaramente. I continui tagli lineari al finanziamento del sistema sanitario nazionale, con conseguenti riduzioni di posti letto e di medici, hanno prodotto anche il disastro che abbiamo vissuto con l’emergenza Covid-19. E per una popolazione che purtroppo invecchia come la nostra, i danni li sentiremo tutti”.

“Abbiamo la necessità di rilanciare il sistema pubblico sanitario – ha dichiarato l’esponente della Cgil Francesco Marrelli -. Questo vuol dire investire immediatamente sul personale perciò aumentare il personale e cominciare a costruire percorsi di stabilizzazione e reinternalizzazione del personale“.

“E, chiaramente potenziare quelli che sono i servizi, considerando, tra l’altro, che non siamo ancora tornati all’ordinarietà delle attività – ha poi aggiunto -. Purtroppo, in Abruzzo le nostre proposte e le nostre proteste vengono ignorate, come dimostra anche l’assessora regionale alla Salute, Nicoletta Verì”.

“La sanità ce la stanno smantellando completamente – ha affermato il consigliere comunale Rotellini -. Altrimenti qui, tra numero chiuso alle Facoltà di Medicina e tagli lineari, finiremo male. Per quanto riguarda il nostro territorio che è vastissimo, però, vedo una sola casa di comunità, a differenza di quelle che sorgeranno a Teramo. E da noi è prevista nel Delta 7 dell’ospedale dell’Aquila. Ma le case di comunità servono per alleggerire la pressione sugli ospedali, non per aumentarla”.

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