Il Coordinamento No Hub del Gas è intervenuto sulla decisione di Arera, l’Autorità per l’Energia, che ha imposto a Snam l’avvio della consultazione pubblica sull’utilità per gli italiani del gasdotto “linea adriatica” comprensivo del tratto Sulmona-Foligno.
Mario Pizzolla dei Comitati cittadini per l’ambiente ha spiegato che “Questa consultazione indetta dall’Arera è importante perché avviene dopo che il metanodotto è stato autorizzato.
Si tratta di una cosa anomala perché le consultazioni si fanno prima di autorizzare un’opera. Questo vuol dire che l’Arera vuole capire se quest’opera appunto deve essere messa a tariffa oppure no perché questo è il suo compito. Ricordo che il metanodotto costa 2 miliardi e 400 mln di euro compreso la centrale di decompressione di Sulmona. Costi che graveranno sulle tasche dei cittadini in bolletta perché il trasporto del gas si paga.
Quindi dal nostro punto di vista questo significa rimettere in discussione l’operato del Governo e della Snam perché se si riesce a dimostrare come diciamo noi, che questa opera è inutile, allora l’Arera non può metterla a tariffa e farla pagare. Se la Snam la vuole realizzare che la facesse con i soldi propri. Noi diciamo – conclude Pizzola – che questa opera è inutile perché le infrastrutture di trasporto e distribuzione del gas sono già nel nostro Paese sopra dimensionate”.
Augusto De Sanctis del Coordinamento No Hub del gas ha aggiunto che “teoricamente ora si riaprono i giochi perché parliamo di una consultazione pubblica sull’utilità dell’opera che in realtà il Governo ha già autorizzato senza avere questo parametro che crediamo fondamentale per capire se questa opera va fatta soprattutto perché va a gravare sulle bollette dei cittadini.
Parliamo di un’opera che ha visito negli ultimi mesi il suo costo lievitare a 2 miliardi e 400 milioni a cui bisognerà aggiungere i costi di manutenzione. Snam intende realizzare nel 2030 ma questa opera verrà anticipata al 2028, opere infrastrutturali per dare una capacità di 100 miliardi di metri cubi. Ma peccato che la stessa Snam nello stesso documento dica che l’Italia al 2030 abbia bisogno di consumare circa 60 miliardi di metri cubi”.