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Strage L’Aquila: in Abruzzo 3 disabili uccisi in 3 mesi

Prima del figlio del medico, uccisi un 74enne e una 88enne

Tre disabili uccisi in tre mesi in Abruzzo, con il successivo suicidio o il tentato suicidio del familiare: a guardare i numeri, sembrerebbe esserci un disagio crescente tra chi vive una situazione di disabilità in famiglia, come dimostrerebbe anche l’ultimo episodio, se saranno confermate le prime ipotesi investigative.

Alla base della strage compita a L’Aquila dall’ex primario di urologia di Teramo Carlo Vicentini, ci sarebbero infatti proprio le gravi condizioni in cui versava il figlio più grande, 43enne, disabile e attaccato ad un respiratore.

Il primo ad essere ucciso è stato un 74enne di Ortona, in provincia di Chieti. Lo scorso 29 gennaio il settantenne Roberto Tatasciore, si era infatti impiccato dopo aver strangolato il fratello Antonio, disabile. Nel biglietto, acquisito dai carabinieri e scritto dal fratello minore, emerse che Roberto non ce la faceva più nell’assistenza ad Antonio. E inoltre, si prospettava oramai a giorni, la possibilità per quest’ultimo del ricovero in una Rsa, con Roberto che probabilmente non si voleva staccare da lui. I due, nessuno dei quali sposato, entrambi pensionati dopo aver lavorato rispettivamente in una ditta metalmeccanica e all’ufficio territoriale dell’agricoltura, avevano sempre vissuto insieme.

L’altro episodio risale al 13 febbraio quando un uomo di 64 anni, Francesco Rotunno, aveva tentato il suicidio dopo avere strangolato la madre, Cesina Bambina Damiani, disabile 88enne, in una abitazione di Casoli, sempre in provincia di Chieti.

L’omicidio era maturato in un contesto di disagio sociale. La donna viveva con il figlio in un alloggio popolare da cinque mesi: prima era stata ricoverata in una casa di riposo a Fara San Martino. A trovare il cadavere dell’anziana era stata la badante. La pensionata, che era anche cieca, era composta sul letto matrimoniale del figlio, con ai piedi un vestito funerario. Sul tavolo da pranzo invece un biglietto con la scritta “Scusa a tutti”, con una grafia simile a quella del figlio. I carabinieri lo avevano trovato poco lontano da casa, sul ciglio della strada, con i polsi tagliati. L’uomo, dopo il ricovero di due giorni nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Lanciano, era stato arrestato per l’accusa di omicidio volontario aggravato.

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