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Sulmona: per un debito di 9 euro bimbo senza pasto

I compagni hanno diviso il pasto con il compagno, il Comune: "Genitori responsabili dell'inconveniente". Avevano dimenticato di pagare il ticket della mensa. La rabbia del padre: "È stata una scena imbarazzante e umiliante"

Per un debito vicino ai 9 euro, un bimbo di circa 4 anni non ha potuto avere il pasto in un asilo di Sulmona (L’Aquila). L’istituto ha contattato la famiglia sollecitandola a saldare il piccolo debito perché aveva dimenticato il pagamento del ticket. Dal Comune hanno fatto sapere che anche gli uffici hanno avvisato in anticipo i genitori che “sono pienamente responsabili dell’inconveniente”, cioè il pagamento di due rate di buoni mensa di 8,97 euro non saldate. Il personale dell’istituto non ha quindi servito il cibo al piccolo che però ha ricevuto una porzione del pranzo da parte dei suoi compagni di classe. Lo riporta Tgcom 24. 

Secondo quanto si legge sul sito il germe, il piccolo si è messo a piangere quando ha capito che non avrebbe potuto mangiare il prosciutto cotto (“il mio preferito”). Per lui solo qualche forchettata di gnocchi presa dai piatti dei compagni.

La rabbia del padre: “Una scena imbarazzante e umiliante”

 “Mi hanno chiamato dalla scuola – ha raccontato il padre del bambino – dicendomi di andare a riprendere mio figlio perché per lui non c’era da mangiareÈ stata una scena imbarazzante e umiliante, altamente diseducativa e lo dico da insegnante”. Il genitore, a proposito del ritardo nel pagamento del ticket, ha aggiunto: “Ci hanno lasciati tre settimane senza refezione scolastica, costretti ad andare a riprendere i nostri figli a scuola anticipatamente perché a quell’età non potevano neanche portare il cibo da casa. Da noi pretendono la massima puntualità, loro invece, possono fare il ritardo che vogliono impunemente”.

Da quest’anno il servizio di allerta che avvertiva i genitori sul saldo per il conto mensa è sparito. Nel 2023, con questo metodo, sono stati prodotti 11milia euro di crediti non riscossi. Da qui la scelta di cambiare e l’intransigenza nel non ammettere alcun ritardo.

“Io sono un genitore e ho potuto chiedere un permesso per uscire prima d’urgenza – ha detto ancora il padre del piccolo – mi chiedo cosa sarebbe successo se al mio posto ci fosse stato il figlio di un lavoratore che non ha alcuna flessibilità o che lavora fuori”.

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