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Tamponi per i poliziotti penitenziari d’Abruzzo: “Fare presto”

I sindacati si appellano alla Regione, ai Prefetti, alle Asl e al Ministero della Salute.

E’ allarme in Abruzzo, per quanto riguarda la sicurezza nelle carceri regionali. Sicurezza che viene espletata e messa a regime dagli uomini in divisa della Polizia Penitenziaria. Sono le Organizzazioni Sindacali a dare un forte segnale di mancanza di attenzione a più livelli, perché ad oggi ancora non sono stati predisposti e stabiliti dei tamponi a tappeto al personale a contatto con i detenuti.

“Chiediamo – si legge nella lettera aperta – giuste ed urgenti valutazioni in relazione a quanto indicato in oggetto. Nella fattispecie, vista l’inevitabile intensificazione delle positività accertate nel Paese, compresa la Regione
Abruzzo, appare del tutto indispensabile e necessario che venga avviata un’attività di screening a favore dei poliziotti penitenziari in servizio presso le strutture in questione, cosi come anche definito nel protocollo stipulato tra l’Amministrazione Penitenziaria e la Regione Abruzzo”, scrivono e sottoscrivono SAPPE, OSAPP, SiNAPPe, UIL PA/PP, USPP, FNS CISL, FSA CNPP e FP CGIL attraverso i rispettivi rappresentanti.

“A corollario di quanto richiesto, – si legge sempre nella lettera – è opportuno evidenziare che, in alcuni Istituti Penitenziari (vedi Lanciano e Vasto), si sono recentemente presentati alcuni detenuti positivi al COVID-19 e, vista la già vulnerabilità degli ambienti di lavoro di cui trattasi, i nostri lavoratori sono seriamentepreoccupati per l’indiscusso ed oggettivo rischio biologico, nonostante la presenza di D.P.I. e altri utili strumenti. Non intendiamo destare alcun sterile allarmismo, ma rammentiamo che il personale in discussione merita una seria attenzione a tal riguardo, in questo periodo storico sempre più incerto per i mutamenti e gli inaspettati fenomeni che tutti stiamo vivendo. Pertanto, occorre dare debito seguito con gli adeguati interventi a salvaguardia e tutela della collettività penitenziaria e pubblica”, questa la conclusione.

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