Sul teatro dei Marsi, fiore all’occhiello della cultura cittadina, spinto dall’amministrazione comunale a diventare un “polo di produzione nazionale”, il Partito democratico ha preso una “gigantesca cantonata, frutto di disinformazione se non di qualche mira politica destinata a finire in un vicolo cieco. E non saranno certo illazioni e polemiche strumentali”, scandisce l’assessore alla cultura, Pierluigi Di Stefano, nella secca replica alle “chiacchiere in libertà” della consigliera di minoranza, Lorenza Panei, e della segretaria del Pd, Anna Paolini, su una presunta privatizzazione della struttura, “a bloccare l’evoluzione di questa splendida struttura”.
Una proiezione prevista dal regolamento adottato nel 2010: all’articolo 1, prevedeva già che il teatro dei Marsi fosse non solo centro di fruizione ma anche di produzione dell’arte.
“Quell’atto – aggiunge – era precursore dei cambiamenti arrivati con la riforma ministeriale che si è mossa nel solco della compartecipazione leggera. A questa indicazione ovvero, promuovere il teatro dei Marsi come polo stabile di riferimento culturale di rilevanza nazionale, stiamo dando finalmente il via. Sono decisamente inopportune, invece, le falsità che si stanno mettendo in circolazione”.
Da anni, operatori qualificati propongono all’Ente stagioni artistiche economicamente sostenibili come è stato fatto per la stagione musicale, da tutti lodata e che fa sempre il tutto esaurito.
“E nessuno al riguardo – sottolinea Di Stefano – ha mai parlato di privatizzazione. Ora stiamo parlando dell’unica proposta pervenuta per la stagione di prosa da un’organizzazione altamente qualificata e procederemo attraverso una concessione sperimentale di un anno puntando a una stagione di valore all’indomani della crisi che ha tenuto bloccato il mondo dello spettacolo. Al tempo stesso spalanchiamo le porte alle grandi compagnie che vengono in città a fare produzione. È questo il senso delle modifiche alle tariffe: allargare, essere attrattivi! Il teatro quindi non si userà solo per 60/70 giorni l’anno ma per l’intera stagione; Avezzano potrà ospitare prime nazionali, sfruttare il suo posizionamento favorevole a pochi chilometri da Roma. Chi fa produzione qui, fa la prima nazionale in città, mentre gli attori, i tecnici, i registi potranno stimolare quell’economia che viaggia insieme alla cultura. Il contrario sarebbe una stagione pubblica che, a volte, ha comportato spese considerevoli”.
L’assessore poi smonta l’altra “erronea” ricostruzione del Pd sul corrispettivo di 135 mila euro per l’affidamento. “La cifra – spiega – non riguarda in alcun modo la somma da corrispondere al concessionario. Si tratta invece del valore complessivo presunto della fornitura dell’intero servizio ed è cosa ben diversa dal contributo, ben inferiore, che si darà al concessionario. La concessione d’uso permette al contrario una diminuzione dei costi per l’ente, grazie al fatto che un operatore del settore investe nel progetto. Presenteremo quindi una stagione di ottimo livello, con un significativo risparmio per le casse pubbliche. La speranza è che il dibattito sulla cultura sia all’altezza del tema. Lavoriamo perché sia pieno di entusiasmo e di pubblico appassionato e attrattore delle migliori produzioni. Su questo, le porte del “Dei Marsi” e dell’amministrazione sono spalancate. Giù il sipario, invece, dinanzi alle inutili e dannose illazioni politiche tipiche di altre forme di teatrino per le quali nessuno pagherebbe il biglietto”, così conclude l’assessore alla Cultura.