Il progetto del biodigestore di Teramo, che produrrà biometano ed energia dai rifiuti organici, entra nella fase decisiva della valutazione ambientale.
Lo afferma l’Ansa.it.
L’impianto di contrada Carapollo, che potrà trattare fino a quasi 40 mila tonnellate di rifiuti all’anno sfruttando l’azione ‘digestiva’ dei batteri, sarà costruito grazie agli oltre 28 milioni di euro stanziati dal Pnrr e dovrà quindi essere realizzato entro il 2026.
Nei giorni scorsi, con l’inizio del procedimento regionale di valutazione ambientale, è stato svelato lo studio presentato dalla Te.Am – la società del Comune di Teramo che gestisce i rifiuti e che è titolare dell’opera – sulle conseguenze dell’entrata a regime dell’impianto sulla qualità dell’aria.
“L’impatto non raggiungerà entità tali da poter esser considerato pericoloso per la salute umana”, si legge nel documento, che lancia però un allarme sull’attuale presenza di particolato, mostrando i dati registrati nel 2022 dalle centraline dell’Arta: “Si evidenzia che il valore di fondo per la media massima giornaliera di Pm10 già supera il valore limite di legge”. L’aumento dovuto all’entrata a regime dell’impianto risulterà in ogni caso “bassissimo”, se non “trascurabile”. Nel valutare l’impatto del biodigestore, lo studio tiene in considerazione condizioni meteo, morfologia del territorio, emissioni provenienti dalle opere in progetto e da impianti limitrofi, ma pure il traffico dei mezzi per il conferimento dei rifiuti. Valutate anche i possibili cattivi odori nell’area: “Gli impatti sui recettori civili nell’intorno risultano trascurabili, ad eccezione di un recettore che è da ritenersi edificio rurale”.