Mascherine, distanziamento, rigidi controlli all’esterno e all’interno della Facoltà di Medicina e Odontoiatria percorsi obbligati.
Tra protocolli anti-contagio e misure di prevenzione e sicurezza, ieri mattina si sono svolti in tutt’Italia i test di accesso.
A L’Aquila sono stati poco meno di 400 gli aspiranti camici bianchi che hanno affrontato la prova nell’anno dell’emergenza sanitaria legata al Coronavirus.
Una circostanza particolare che ha cambiato lo svolgimento del test d’ingresso, uno dei più attesi ma anche dei più temuti dagli studenti italiani.
“Non abbiamo registrato particolari criticità – racconta a Info Media News il rettore dell’Università degli Studi dell’Aquila, Edoardo Alesse – Ci siamo attenuti ai rigidi protocolli e alle linee guida ministeriali”.
I test si sono svolti in aule sorvegliate da docenti, personale universitario e forze dell’ordine.
All’esterno dell’Ateneo erano presenti gli uomini e le donne della Polizia municipale per la viabilità e poi Carabinieri, Polizia di Stato e Provinciale, oltre alla protezione civile, per tutti i controlli e le vertifiche del caso.
Nel capoluogo abruzzese i test si sono svolti negli edifici del Blocco Zero e nell’Aula Tomasetti di Coppito 1 dell’Ateneo aquilano.
Come da prescrizioni nazionali, le classi sono state utilizzate solo al 30 per cento della loro capienza.
“Tutto si è concluso con ordine, regolarità e massimo controllo – sottolinea Alesse – Dal distanziamento sociale all’utilizzo obbligatorio dei Dispositivi di protezione individuale (Dpi)”.
“Siamo molto soddisfatti, tutto questo ci è servito come prova anche per i prossimi concorsi che inizieranno tra qualche giorno”, precisa.
Nelle prossime settimane, infatti, sono in programma una serie di concorsi “che prenderanno il via l’8 settembre con tutte le lauree di area sanitaria, che vedranno circa 800 partecipanti, poi il 16 sarà la volta di Scienze della formazione primaria, dove abbiamo 700 partecipanti”.
“Ci sono poi tutti i corsi del sostegno – ricorda il rettore – il più numeroso conta 1300 iscritti e si svolgerà il primo ottobre, il 22 infine ci sarà il concorso per l’accesso alle Scuole di specializzazione a cui parteciperanno 400 medici”.
“Insomma ci stiamo preparando per la ripresa delle attività il 5 ottobre, data che darà il via a tutte le lezioni in presenza. Il Covid non ha mai fermato e non fermerà l’Università, vogliamo riportare gli studenti a L’Aquila e siamo certi che tutto andrà bene”, conclude Alesse.
Intanto, come ogni anno, gli studenti hanno dato vita in tutta Italia a proteste contro i test di accesso, denunciando irregolarità nelle prove e discriminazioni.
Criticità – sottolineano – ancora più evidenti per il Covid che ha impedito a molti candidati di sostenere le prove.
Una situazione che si trascina da anni – si legge in una nota del Codacons – con l’obsoleto sistema del numero chiuso che viene riproposto anche se il Paese è fortemente a corto di medici.
Una circostanza emersa anche grazie all’emergenza sanitaria e che porta una buona parte degli aspiranti medici a scegliere la via della “fuga” verso l’Est Europa e la Spagna, dove possono studiare indisturbati: certificando, ancora una volta, la perpetua crisi di sbarramenti e divieti d’accesso italiani.
Per questo il Codacons sta organizzando un ricorso collettivo al Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio, volto a contrastare la pratica obsoleta e scorretta del numero chiuso che rappresenta un danno sia per gli studenti, sia per l’intero Paese.
Tutti i candidati abruzzesi che hanno sostenuto i test e che risulteranno esclusi potranno unirsi al ricorso – proseguono dal Codacons – chiedendo di essere ammessi in virtù dell’illegittimità del numero chiuso con il diritto allo studio riconosciuto dalla nostra Costituzione.