“Forte perplessità per una iniziativa che antepone la tutela di pochi a quella dei più fragili, quali gli anziani ed i portatori di gravi patologie”.
La esprime il Consiglio ordini forensi Abruzzo (Cofa) intervenendo sul fatto che in Abruzzo “è stata avviata la vaccinazione del ‘personale di giustizia’, cioè magistrati e personale di cancelleria”.
Il Cofa, in una nota, ricordando che “dall’iniziativa sono stati esclusi gli avvocati e praticanti”, esprime “soddisfazione per il fatto che all’avvocatura abruzzese, pur se protagonista del ‘servizio essenziale della giustizia’ in misura almeno pari ai magistrati ed al personale di cancelleria, sia risparmiato l’imbarazzo di una priorità che si tradurrebbe di fatto in un privilegio, che in molti non comprenderebbero, sottolineando l’ovvia ma necessaria considerazione che non esiste giustizia senza avvocati”.
È nel “Programma regionale per la campagna di vaccinazione anti Sars-Cov-2 – Fase II”, approvato dalla Giunta regionale dell’Abruzzo con la delibera 173 del 22 marzo, che viene inserito tra la “popolazione target” per il vaccino anche il “personale operante presso le Procure della Repubblica ed i Tribunali“.
Il personale in questione, infatti, viene citato nell’ambito del “completamento della vaccinazione del personale docente e non docente, scolastico e universitario, delle Forze Armate, di Polizia e del soccorso pubblico, (in questo ambito sono dettagliatamente comprese le seguenti categorie: Forze Armate, Polizia di Stato, Guardia di Finanza ed altri Operatori di Polizia Tributaria, Capitaneria di Porto, Vigili del Fuoco, Polizia Locale, Protezione Civile e altri Addetti ai Servizi alla Persona, Operatori a vario titolo qualificati Ufficiali di Polizia Giudiziaria – si legge – compreso il personale operante presso le Procure della Repubblica ed i Tribunali), dei servizi penitenziari (in questo ambito sono dettagliatamente comprese le seguenti categorie: Polizia penitenziaria, personale carcerario e detenuti) e di altre comunità residenziali (sia di ambito socio-sanitario che di pertinenza socio-assistenziale)”.