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Covid Italia, risale indice Rt

Report Iss: "Rt medio a 0.86". 3 le Regioni a rischio

Nel periodo 25 novembre-8 dicembre, “l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,86 (con un range tra 0,79 – 0,94). Si riscontrano valori di Rt puntuale inferiore a 1 in 16 Regioni e province autonome. Di queste, 15 hanno un Rt puntuale inferiore a uno anche nel suo intervallo di credibilità maggiore, indicando una diminuzione significativa nella trasmissibilità”. Lo sottolinea la bozza, in possesso dell’Adnkronos Salute, del report del monitoraggio settimanale (7-13 dicembre) dell’epidemia di Covid-19 del Istituto superiore di sanità (Iss) e ministero della Salute.

Nella bozza del report si evidenzia che l’indice di contagio Rt torna nuovamente sopra 1 nel Lazio (1,07), Lombardia (1,02) e Veneto (1,08). Nella settimana dal 7 al 13 dicembre, rispetto alla settimana precedente, queste tre Regioni tornano a una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 2.

TRE REGIONI A RISCHIO ALTO – “Tre Regioni (Lazio, Liguria e Veneto) sono classificate a rischio alto. Nessuna di queste è stata classificata a rischio alto per 3 o più settimane consecutive” emerge dal report. Nella settimana di monitoraggio “si continua ad osservare nella maggior parte delle Regioni e province autonome un rischio moderato o alto con cinque Regioni e province autonome a rischio basso di una epidemia non controllata e non gestibile”.

SCENARIO DI TIPO 2 – L’incidenza di Covid-19 in Italia “rimane ancora troppo elevata e l’impatto dell’epidemia è ancora sostenuto nella maggior parte del Paese. Tale situazione non permette un allentamento delle misure adottate nelle ultime settimane e richiede addirittura un rafforzamento delle stesse in alcune aree del Paese”.

Il report sottolinea che l’epidemia di Covid-19 “in Italia si mantiene grave a causa di un impatto elevato sui servizi assistenziali e con segnali di controtendenza nella trasmissibilità rispetto alla settimana precedente nell’intero Paese, con ritorno di tre Regioni ad una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 2 (Lazio, Lombardia e Veneto)”.

“Questo – si ricorda – si realizza in un contesto europeo caratterizzato da un nuovo aumento nel numero di casi in alcuni Paesi come Regno Unito, Olanda e Germania e una mancata diminuzione dei casi con stabilizzazione della curva epidemica in altri, per esempio in Francia e Spagna”.

LIMITAZIONI DURANTE LE FESTE – “Si invita la popolazione a limitare, anche durante il periodo festivo, le interazioni con persone non conviventi a quelle strettamente necessarie escludendo in particolare episodi di convivialità in ambienti aperti e chiusi” suggeriscono gli esperti nella bozza del report. “Si incoraggia la popolazione ad evitare situazioni in cui non sia possibile rispettare le misure di distanziamento previste e di adottare con rigore l’utilizzo appropriato delle mascherine e l’igiene delle mani”, sottolinea il documento.

“E’ complesso prevedere l’impatto che potrebbe avere il periodo di feste natalizie, tuttavia le aumentate mobilità e interazione interpersonale tipica della socialità di questa stagione potrebbero determinare – rimarca il report – un aumento rilevante della trasmissione di Sars-Cov-2. Nella situazione descritta, questo comporterebbe un conseguente rapido aumento dei casi a livelli potenzialmente superiori rispetto a quanto osservato a novembre in un contesto in cui l’impatto dell’epidemia sugli operatori sanitari, sui servizi e sulla popolazione è ancora molto elevato”, avverte. Dunque, “si raccomanda alle Regioni/province autonome di elevare le misure di mitigazione in base al proprio livello di rischio”.

IMPATTO SU OPERATORI SANITARI – L’impatto dell’epidemia “sugli operatori sanitari, sui servizi e sulla popolazione è ancora molto elevato” segnala il report dell’Istituto superiore di sanità-ministero della Salute. “E’ complesso prevedere l’impatto che potrebbe avere il periodo di feste natalizie, tuttavia le aumentate mobilità e interazione interpersonale tipica della socialità di questa stagione potrebbero determinare un aumento rilevante della trasmissione di Sars-CoV-2 – avvertono gli esperti – Nella situazione descritta, questo comporterebbe un conseguente rapido aumento dei casi a livelli potenzialmente superiori rispetto a quanto osservato a novembre”.

RICOVERI IN CALO – Nella maggior parte delle Regioni e province autonome resta “elevato” l’impatto dell’epidemia di Covid-19. Al 15 dicembre “16 Regioni avevano superato almeno una soglia critica in area medica o terapia intensiva rispetto alle 18 della settimana precedente. Il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva ed aree mediche supera ancora le soglie critiche di occupazione a livello nazionale. Ma, complessivamente, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in diminuzione, da 3.345 (8 dicembre) a 3.003 (15 dicembre); anche il numero di persone ricoverate in aree mediche è diminuito passando da 30.081 a 27.342”.

INCIDENZA E TRACCIAMENTO – Diminuisce l’incidenza di Covid-19, in Italia, negli ultimi 14 giorni, passata a 374,81 per 100.000 abitanti nel periodo 30 novembre-13 dicembre da 454,70 per 100.000 abitanti nel periodo 23 novembre 6 dicembre (dati Iss). Tuttavia, “il valore è ancora lontano da livelli che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e del tracciamento dei loro contatti. Questo approccio ha mostrato i primi segni di criticità quando il valore a livello nazionale ha superato i 50 casi per 100.000 in sette giorni”.

Rimane, dunque, “una diffusa difficoltà nel mantenere elevata la qualità dei dati riportati al sistema di sorveglianza integrato sia per tempestività (ritardo di notifica dei casi rapportati al sistema di sorveglianza su dati aggregati coordinati dal Ministero della Salute) sia per completezza. Come conseguenza questo può portare a una possibile sottostima della velocità di trasmissione e dell’incidenza”.

“Si continua ad osservare una diminuzione nel numero di casi non riconducibili a catene di trasmissione note (38.276 rispetto a 49.967 della settimana precedente), con la percentuale dei casi rilevati attraverso attività di tracciamento dei contatti stabile al 24,6%. E’ invece in lieve aumento la percentuale di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (34,7% rispetto a 32,3% la settimana precedente). Infine, il 30,4% dei casi è stato rilevato attraverso attività di screening e nel 10,4% non è stata riportata la ragione dell’accertamento diagnostico”, si legge nel report.

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