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Vaccinazione Covid, “Nessun ritardo in Abruzzo su terze dosi”

Parla l'assessore alla Sanità della Regione Abruzzo. Puntualizza come il piano vaccinale della Regione Abruzzo abbia dimostrato la sua efficacia nel raggiungere i target di copertura fissati dal Governo.

Verì, su anticorpi monoclonali Regione attiva da settimane

Non c’è alcun rallentamento in Abruzzo nella somministrazione della terza dose di vaccino anti Covid 19. Il dato generale è inferiore alla media nazionale semplicemente perché nella nostra regione la prima fase della vaccinazione ha riguardato fasce della popolazione più ampie, che oggi non possono ancora accedere alla prenotazione della dose booster in quanto non hanno compiuto i 60 anni”.

Lo precisa l’assessore alla Salute, Nicoletta Verì.

“La scorsa primavera, prima dell’introduzione del sistema legato alle classi di età – spiega la Verì – in Abruzzo abbiamo consentito la vaccinazione a tutti coloro che avessero un codice di esenzione per patologia cronica, ai caregiver e ai familiari dei disabili gravi, a tutti gli operatori dei servizi scolastici (compresi addetti a mense, pulizie e trasporto), a figure professionali che gravitano nel mondo sanitario (informatori scientifici, ottici, audioprotesisti e audiometristi). Gran parte di questi nostri concittadini ha meno di 60 anni di età e dunque oggi non può prenotare la somministrazione della terza dose, a meno che non rientri nella categoria degli ultrafragili, nella quale è ricompreso un numero limitatissimo di patologie. A questa platea rilevante, vanno inoltre aggiunti gli abruzzesi di età compresa tra 60 e 80 anni non titolari di esenzione per patologia, per i quali non sono ancora trascorsi i 6 mesi dalla somministrazione della seconda dose”.

“E non era affatto scontato – conclude – perché nelle statistiche complessive siamo stati spesso penalizzati da una variabile che incide in negativo sulle classificazioni, come l’alto numero di residenti all’estero che si registra in molte aree della nostra regione, che magari si sono vaccinati nei Paesi dove vivono abitualmente, ma che per l’anagrafe vaccinale regionale risultano senza neppure una dose”.

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