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Università Teramo: “Social Transition and Climate Change”

Il tema dibatuto durante la seconda edizione del Symposium ha permesso la stesura di un vademecum: "Bussola per le persone e i territori in transizione"

“Social Transition and Climate Change” è il tema dibattuto nei giorni della seconda edizione del Symposium all’Università di Teramo. Giorni di dialogo transdisciplinare tra scienze sociali, fisiche e naturali promossi dal Gruppo di Lavoro di Sociologia per la persona “Sviluppo sostenibile e transizioni sociali”, all’interno del Festival ASVIS dello sviluppo sostenibile 2023.

Il Symposium si è chiuso con la stesura di un documento di sintesi, da intendere come vademecum per la transizione sociale delle persone e dei territori.

“Il documento si intitola metaforicamente ‘Bussola per le persone e i territori in transizione’ – spiega Rita Salvatore, docente di Sociologia dell’ambiente all’Università di Teramo – il documento si propone come strumento di orientamento per affrontare il cambiamento climatico, non solo per le singole persone, ma anche per istituzioni e policy makers”.

“A questo fine la ‘Bussola’ propone una serie di azioni orientate sia a mitigare il cambiamento climatico, cioè a contenerne le cause, sia a sviluppare un migliore livello di adattamento rispetto alla frequenza di eventi estremi sempre più ravvicinati. I comportamenti suggeriti riguardano diverse sfere della vita pubblica e privata, come per esempio: il modo in cui si produce e si consuma il cibo, con la lotta allo spreco e l’acquisto consapevole come prime regole della sostenibilità alimentare; la comunicazione e la diffusione responsabile delle informazioni, anche attraverso il coinvolgimento delle giovani generazioni nel dialogo tra esperti e scienziati; l’inclusione nei percorsi migratori e la coesione territoriale, con particolare attenzione alle migrazioni interne, ossia agli spostamenti dalle coste e dalle pianure verso le aree montane; la centralità dell’educazione e i bisogni formativi delle generazioni future, nell’ottica di un ripensamento generale dei processi di apprendimento; la riduzione del gap tra scienza, cittadini e politiche”, conclude la docente.

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