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“Percentuale filiali chiuse in Abruzzo inferiore a media nazionale”

Fisac Abruzzo Molise: "A fronte di una situazione nazionale che vede sportelli bancari in circa il 58% dei comuni, in Abruzzo questa percentuale è inferiore al 39%: maglia nera alla Provincia dell’Aquila".

“Per la prima volta dopo anni, nel 2024 la percentuale delle filiali chiuse in Abruzzo (-2%) è stata inferiore alla media nazionale (-2,5%), dato comunque insufficiente a ribaltare un andamento che ne fa la terza peggior regione nell’arco degli ultimi 5 anni (-24,1%). Va decisamente peggio in Molise, che anche nel 2024 ha avuto una percentuale peggiore (-3,8%) rispetto alla media nazionale, riuscendo ad aggravare un dato che ne faceva già la peggiore regione d’Italia nell’ultimo quinquennio (-25%). Emblematica la situazione di Isernia: 17 sportelli bancari in tutta la provincia, meno di quanti se ne possono trovare in una borgata di una grande città. La presenza delle filiali bancarie in Italia presenta una forte concentrazione: oltre il 40% degli sportelli è situato in sole 3 regioni, cioè Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. E tale percentuale tende ad aumentare”. Lo sottolinea Luca Copersini, segretario Regionale Fisac/Cgil Abruzzo Molise.

“A fronte di una situazione nazionale che vede sportelli bancari in circa il 58% dei comuni, in Abruzzo questa percentuale è inferiore al 39%: maglia nera alla Provincia dell’Aquila (26% circa). In Molise esistono banche soltanto nel 17% dei comuni; nella provincia di Isernia appena 5 comuni su 52 presentano uno sportello bancario. Le aree interne risultano le più penalizzate dalle scelte degli istituti di credito, con la chiusura delle filiali che va di pari passo con lo spopolamento dei territori. Difficile stabilire quale sia la causa e quale l’effetto, ma possiamo sicuramente affermare che il passaggio dalle banche locali ai grandi gruppi bancari abbia accelerato il processo”, si evince dalla nota.

“Esaminando il calo degli occupati, rileviamo una velocità nettamente maggiore rispetto a quella della chiusura delle filiali: in Abruzzo (-19% in 5 anni) è oltre 2 volte e mezzo il dato nazionale (-7%) ed in Molise è quasi il doppio (-14% circa). Questo andamento si spiega con la scomparsa degli istituti locali ed il trasferimento di tutte le funzioni direzionali dovuto all’acquisizione da parte dei grandi Gruppi, ma anche con il ridimensionamento delle filiali che restano aperte. Possiamo affermare che i grandi gruppi bancari stiano drenando occupazione dai territori meno floridi a vantaggio delle regioni più ricche. Dove si chiudono le filiali cala anche il credito, in modo particolare quello accordato alle imprese. Nell’ultimo anno, a fronte di un calo del 3,2% del credito alle imprese a livello nazionale, in Abruzzo e Molise la riduzione è stata rispettivamente 6,1% e del 5%”.

“In apparente controtendenza l’andamento dei depositi bancari nelle due regioni: in 5 anni, a fronte di una crescita nazionale dell’11% circa, in Abruzzo e Molise i depositi sono aumentati del 19%. In realtà questo dato, letto insieme a quello precedente, dà la fotografia fedele di un tessuto economico in difficoltà. In condizioni ottimali i risparmi delle famiglie non restano immobilizzati ma, anche tramite la fondamentale intermediazione delle banche, vengono investiti nelle aziende per creare sviluppo. Laddove le prospettive economiche non sono floride, gli imprenditori non sono stimolati ad investire e i loro risparmi restano sui conti. Una situazione della quale le banche non sono le uniche responsabili, ma che certo non contribuiscono a migliorare. Possiamo anzi affermare che, viste la maggiore crescita dei depositi e la maggiore diminuzione dei finanziamenti rispetto alla media nazionale, i risparmi di abruzzesi e molisani finiscono sempre più per finanziare aziende di altre regioni. In tal modo le banche trasferiscono ricchezza dalle regioni meno ricche a quelle più floride: un fenomeno accentuato dalla scomparsa di istituti locali e dal loro assorbimento da parte di banche che operano su tutto il territorio nazionale. Laddove venga meno la funzione creditizia delle banche, si aprono spazi per finanziatori di altro genere: in molti casi l’ultima spiaggia diventa, per i piccoli imprenditori, l’usura. Anche nel 2024 notiamo, sulla base della classifica delle province italiane in base all’incidenza dei reati, redatta annualmente dal Sole 24 Ore, che nelle nostre regioni l’incidenza dei reati d’usura è nettamente superiore a quella degli altri reati, con le province di Pescara (4^) e Chieti (8^) nella poco invidiabile top 10 e le altre due comunque posizionate nella parte alta della classifica, mentre migliora la situazione in Molise. Grazie all’impegno della Fisac e delle altre OOSS, nel corso del 2024 è stato costituito presso la Regione Abruzzo l’Osservatorio Regionale sul Credito: di per sé un primo risultato positivo, in quanto costituisce una presa d’atto da parte della politica locale dell’esistenza del problema costituito dalla desertificazione bancaria. Tra gli obiettivi dell’Osservatorio la ricerca di una collaborazione con le banche per gestire le ricadute delle chiusure degli sportelli, e iniziative a favore del microcredito in favore di famiglie, artigiani e piccole imprese. Nei prossimi mesi punteremo ad attivare un osservatorio analogo anche in Molise”, questa la conclusione.

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