Questa mattina, l’ufficialità del caso di contagio a Gioia dei Marsi. Il primo cittadino, Gianclemente Berardini ha deciso di aprire il Coc, centro operativo comunale come atto, innanzitutto, di prevenzione e di attenzione vigile. Si tratta di una donna di 83 anni, residente nel borgo di Sperone. Attualmente è ricoverato al Reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale di Avezzano.
Un sindaco che punta a giocare d’anticipo, ipotizzando forse l’esistenza di altri casi di infezione da Coronavirus nel suo territorio amministrato. Assieme alla Asl, quindi, in queste ore, si sta ricostruendo la rete di contatti della persona contagiata.
“Qualche nuovo tampone a Gioia dei Marsi è già stato programmato da parte dell’Azienda Sanitaria Locale. Tra due o tre giorni, dovrei avere i responsi, augurandoci, ovviamente, che si tratti di un unico caso di infezione. Alla mia concittadina, ovviamente, faccio i miei migliori auguri di pronta guarigione. Nutro una preoccupazione circa il fatto che il fenomeno possa essere un poco più vasto di un singolo caso, ma spero i dati mi smentiranno. Voglio aggiungere – conclude il sindaco – un’attestazione di stima nei confronti del nosocomio avezzanese, il nostro unico avamposto sanitario che sta facendo fronte all’emergenza in maniera magistrale, a mio avviso, con le forze e le strutture che ha. Un plauso davvero a tutto il personale medico e infermieristico del Reparto di Malattie Infettive. Reggere un bacino di utenti di 130 mila persone non è operazione da poco”.
Berardini, però, punta anche il dito contro un non osmotico e trasparente passaggio di informazioni tra sistema sanitario e Comuni circa i casi di contagio ufficializzati. “Noi sindaci dobbiamo essere avvisati subito di tutto. C’è qualche ingranaggio che non funzione bene ad oggi in questo sistema di comunicazione: troppe lungaggini, troppe attese, troppa poca schiettezza. – dice – Noi siamo le autorità sanitarie in questo caso, dobbiamo essere messi al corrente di tutto, per attivarci con prontezza e risolutezza. Siamo noi che possiamo concretizzare con più facilità le reti di interconnessione tra un caso di contagio e possibili altri tali; il sistema sanitario deve anche fidarsi di noi primi cittadini e permetterci di muoverci con più speditezza”.