Situazione del Fucino allarmante per quanto riguarda il sistema irriguo e la gestione delle acque.
È quanto è emerso dalla seduta di ieri, in Consiglio regionale, della Commissione d’inchiesta sull’emergenza idrica in Abruzzo.
“Studi condotti per decenni dall’Arsa – si legge in un estratto della relazione messa agli atti della Commissione da Confagricoltura ed esposta nel corso della seduta odierna – hanno calcolato che per alimentare l’obsoleto sistema irriguo del Fucino occorre prelevare dalle falde non meno di 24 milioni metri cubi di acqua di cui il 50% per coprire il fabbisogno delle colture e il 50% per coprire il deficit idrico del suolo e dell’evapotraspirazione, l’acqua sprecata. I prelievi di falda sono sconsigliati da tutte le normative comunitarie. Si sommano ad acqua buttata nei canali dove confluisce quella proveniente dai depuratori, assenza di misuratori, uso di gasolio per alimentare pompe e trattori”.
“Un vero disastro ambientale – prosegue il documento di Confagricoltura – con i costi e rischi a carico degli agricoltori costretti a utilizzare una risorsa pregiata in modo sbagliato. Ogni ulteriore ritardo nel dotare il Fucino di un razionale impianto irriguo perpetuerà lo spreco di acqua pregiata nell’ordine 10/15 milioni di metri cubi allontanando l’obiettivo che vogliono le norme comunitarie e il buon senso”.
“La situazione è molto grave – commenta il presidente della Commissione d’inchiesta, Sara Marcozzi – perché i due terzi dell’acqua in Abruzzo sono impiegati in ambito agricolo. Va da sé quindi che le maggiori criticità in tema di dispersioni, sprechi, costi energetici e contaminazioni vanno ricercate e risolte proprio in quest’ambito. Inoltre, non meno importante, utilizzare acqua di qualità per le nostre colture è fondamentale a cascata per la qualità dei cibi che portiamo sulle nostre tavole”