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Caso Albi, la mano della criminalità organizzata in Abruzzo

Pettinari: "In Abruzzo ci sono uomini delle mafie che esercitano un potere mafioso anche ordinando atti di altissima criminalità. Serve risposta ferma, chiara e decisa"

“Le recenti notizie disegnano una mappa di macrocriminalità organizzata ben radicata nel nostro territorio. Sono anni che sostengo che ormai le mafie hanno invaso con i loro tentacoli anche l’Abruzzo e le conferme in questo senso continuano ad arrivare. Città densamente popolose come Pescara sono più a rischio e quindi non si deve mai abbassare la guardia”.

Così il vicepresidente del Consiglio regionale del M5S, Domenico Pettinari, in merito agli ultimi arresti relativi all’omicidio Albi avvenuto al Bar del Parco di Pescara lo scorso primo agosto.

I FATTI E IL MOVENTE

Grazie alla sua patente nautica l’imprenditore e architetto pescarese in difficoltà economiche, il 66enne Walter Albi, avrebbe dovuto compiere un viaggio in barca verosimilmente per trasportare cocaina dal Sudamerica all’Europa, o forse un latitante eccellente. Per conto di Natale Ursino, 55 anni, detto “U nano”, considerato esponente di spicco dell’omonimo clan della ‘Ndrangheta calabrese, anche se nessuna sentenza passata in giudicato lo prova, residente a Teramo. Il 49enne Luca Cavallito, ex calciatore, con un passato segnato da vicende legate alla droga, sarebbe stato il gancio con il boss.

Ma la traversata oceanica, nonostante i soldi dati come anticipo per la missione, non si fa. E per questo Albi e Cavallito dovevano morire. Questo in sintesi il presunto movente e lo scenario inquietante del delitto che ha scosso l’Abruzzo, illustrato all’indomani dell’arresto di Natale Ursino, fermato dalla polizia in un ristorante a Fiumicino, e di Mimmo Nobile a Pescara, ieri in conferenza stampa a Pescara dal procuratore capo Giuseppe Bellelli, dai sostituti procuratori Anna Maria Mantini e Andrea Di Giovanni, dal questore Luigi Liguori e dal capo della mobile Gianluca Di Frischia.

Una vicenda che squarcerebbe il velo sulla presenza della criminalità organizzata anche in Abruzzo, una presenza sotto traccia, che ha bisogno per riciclare denaro sporco e alimentare il mercato della droga, in particolare cocaina, della complicità di professionisti insospettabili.

IL COMMENTO DI PETTINARI

“Ringrazio le forze dell’ordine e la Magistratura tutta, ma la politica non deve continuare a dire che Pescara e l’Abruzzo sono città e regione sicura. In Abruzzo ci sono uomini delle mafie che esercitano un potere mafioso anche ordinando atti di altissima criminalità. Serve una risposta ferma, chiara e decisa che guardi alla legalità e che dia ai cittadini abruzzesi la consapevolezza che per quanto le trame della criminalità organizzata si allarghino c’è un compatto e imponente fronte di legalità che lo contrasta. Per questo, in ogni grado istituzionale, è fondamentale fornire tutti gli strumenti necessari a chi combatte in prima linea, sia chi lo fa sulle strade come le forze dell’ordine, l’esercito e la polizia locale; sia a chi lo fa dai tribunali, dalle procure e dagli organi preposti al controllo – conclude – È da tempo che chiedo interventi di questo tipo e continuerò a farlo in ogni modo che possibile”.

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