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Artigianato, in Abruzzo 125 imprese in meno

Male provincia teramana, manifattura e ristorazione. Di Costanzo: «Sostegni urgenti alle micro-imprese»

Centoventicinque imprese artigiane in meno, con il Teramano che perde più colpi tra i territori abruzzesi. È la fotografia indicata dallo studio realizzato da Aldo Ronci, su dati di www.movimprese.it per la CNA Abruzzo, relativo all’andamento delle imprese nel primo trimestre del 2022. «Tra gennaio e marzo di quest’anno – spiega il curatore dell’indagine – le iscrizioni sono state 532, contro 657 cessazioni. Le imprese artigiane, insomma, hanno subito un decremento di 125 unità, che in valore percentuale vuol dire una flessione dello 0,43%, dato sei volte superiore a quello nazionale, che è stato dello 0,07%: con la conseguenza che l’Abruzzo si piazza al quint’ultimo posto nella graduatoria nazionale tra le diverse regioni».

L’andamento negativo si “spalma” in tutte e quattro le province abruzzesi, con Teramo – come detto – che si aggiudica il risultato peggiore con un saldo negativo di 51 imprese. Con Chieti lievemente più giù (-35), Pescara a quota -27 e L’Aquila a -12. A subire riduzioni, dal punto di vista dei comparti produttivi, sono stati un po’ tutti i settori: la manifattura, innanzi tutto (-67, con i dati più negativi registrati a Chieti e Pescara), seguita da ristorazione -(22), trasporti (‐18), servizi per la persona (‐12), riparazioni di auto e prodotti per la casa (‐10). In controtendenza, probabilmente per la forte spinta al comparto generata dal “Superbonus 110%” e dalle misure collegate, si pone il settore delle costruzioni (+14), insieme alle attività di pulizia e giardinaggio (+13). A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, o se si preferisce un po’ meno vuoto, va detto che la flessione di 125 unità segna comunque un risultato migliore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: «Questo miglioramento – dice ancora Ronci – si spiega con il fatto che, in controtendenza con l’andamento generale, le iscrizioni (+83) sono tornate a crescere; e dall’altro che le cessazioni (‐59) sono anch’esse in controtendenza con l’andamento generale, continuando a registrare una flessione».

«I numeri negativi, che rappresentano ormai una costante degli ultimi anni – osserva il direttore regionale di CNA Abruzzo, Graziano Di Costanzo – dimostrano ancora una volta come occorra puntare l’attenzione sul mondo dell’artigianato e della micro impresa, che in Abruzzo sono oltre 28mila con quasi 70mila addetti. Chiediamo, con le altre associazioni d’impresa, di intervenire al più presto con una serie di misure che vanno dal credito agevolato al sostegno ai processi di innovazione e internazionalizzazione: ovvero gli strumenti che possono aiutare questo mondo a competere. Tutto questo in un momento in cui, oltretutto, ai fattori negativi tradizionali si sommano anche quelli contingenti legati ai rincari delle materie prime, dell’energia e dei carburanti e ai danni collaterati provocati dal conflitto in corso tra Russia e Ucraina». «In questo senso – conclude Di Costanzo – voglio ricordare come da ben tredici anni giaccia del tutto inapplicata una legge regionale di settore su cui in questo periodo non è mai stato previsto nei bilanci dell’ente neanche un centesimo. Eppure, se applicate, alcune delle sue misure, come aiuto allo start-up, trasmissione d’impresa e tutta la partita sul rilancio dell’artigianato artistico e tradizionale, potrebbero ridare slancio e sviluppo a un settore che produce una parte importante del Pil regionale e che dà lavoro a circa il 15% del totale di tutti gli occupati in Abruzzo».

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