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Avezzano, le voci che hanno creato il mito della “Corsa Rosa”

Al Castello Orsini il racconto della manifestazione sportiva che ha unito il Paese

COMUNICATO STAMPA

 

È stata una mattinata di ricordi, di emozioni e di voci familiari che hanno ricordato a tutti i presenti momenti che, in un modo o in un altro, hanno segnato un giorno, una fase, un istante della propria esistenza.

 

Le “voci” del Giro d’Italia, quelle che per radio prima e poi per televisione, hanno raccontato la storia di una corsa che, oltre a grande manifestazione sportiva, ha avuto il merito di unire un paese diviso.

 

Questa mattina, dalla 10, infatti, nel Castello orsini di Avezzano, nell’ambito del calendario di appuntamenti che precedono la partenza della IX tappa della “Corsa Rosa” 2024, da Avezzano a Napoli, il 12 maggio prossimo, si è tento il convegno “Giro d’Italia e Rai – Prove Tecniche di Trasmissione”, la narrazione dello sport che ha nito il paese. Etica della cronaca sportiva.

 

I lavori sono stati aperti dal saluto istituzionale del coordinatore del Comitato Tappa, nonché Vicesindaco di Avezzano, Domenico Di Berardino.

 

Quindi, si sono succeduti gli interventi di Alessandro Fabbretti, giornalista, caporedattore centrale Rai, ma soprattutto una delle voci storiche del Giro d’Italia; Davide Cassani, ex campione di ciclismo e protagonista di tanti Giri, ora apprezzato commentatore della corsa; Antonio Monaco, giornalista di Rai Abruzzo; l’abruzzese Vittorio Marcelli, ex campione di ciclismo e infine Cristiano Taccone, figlio di Vito Taccone, leggenda del ciclismo marsicano e nazionale.

 

Presente alla manifestazione tenutasi al castello orsini di Avezzano, la europarlamentare abruzzese, Elisabetta De Blasis.

 

Alessandro Fabbretti ha fatto rivivere momenti entusiasmanti da tanti giri ed ha sottolineato come dal 1953, grazie alla Rai e ai suoi giornalisti e tecnici validissimi, arrivano in diretta, le immagini nelle case degli italiani, e non solo, grazie alla Rai.

 

Nessuna televisione trasmetteva le immagini in movimento, ha ricordato, ed ha parlato poi della “motocronaca”, ovvero la cronaca della tappa in diretta, sulla motocicletta, dove giornalista e operatore inviano le immagini commentate dal vivo della corsa.

 

“La Rai ha fornito il racconto del Giro nel tempo, ha detto Cassani: “Ho cominciato con il maestro Adriano De Zan. Una delle prime cose che mi ha insegnato è che per dire 10 cose ne devi sapere 100. Mi portava a vedere i musei e i castelli del territorio. La televisione – ha proseguito Cassani – ha cambiato le corse. Prima la trasmissione riprendeva gli ultimi 50 km. Adesso la televisione trasmette dal primo all’ultimo chilometro e ci si dà battaglia dal promo all’ultimo km. Sono corse più tirate. Prima non potevi essere smentito su ciò che dicevi. Ora, al contrario, con la moderna tecnologia, chi ti ascolta può verificare quello che hai detto e commentare”.

 

Cristiano Taccone ha ricordato i tempi dell’indimenticabile “Processo alla Tappa” dove papà Vito, Il Camoscio d’Abruzzo” con Sergio Zavoli dettero vita interviste e commenti indimenticabili. Cristiano Taccone ha ricordato, commosso, Adriano De Zan e il suo stile, dicendo che oggi quello che è cambiato è l’avvento dei social. Fare il commentatore della Rai oggi, secondo Taccone, è più difficile.

 

Antonio Monaco, giornalista sportivo e di Rai Abruzzo, avezzanese doc, ha voluto raccontare un episodio della sua carriera professionale, simbolo della meticolosa professionalità della Rai, pur passando dalle biciclette al calcio. “Al mio primo mondiale di calcio – ha detto – i responsabili della produzione Rai e della redazione sportiva mi fecero vedere Iran-Angola per 10 volte. Volevano, ed avevano ragione, che sapessi tutto quello che c’era da sapere per la prossima partita”.

 

Un emozionato Vittorio Marcelli ha infine ricordato i suoi 7 campionati del mondo di ciclismo: “Ne ho corsi 5 da dilettante e con la mia maglia azzurra ho sempre cercato di dare tutto”.

 

A conclusione del convegno, tantissimi dei presenti hanno voluto fare la foto accanto al trofeo “Senza Fine”, simbolo della vittoria del Giro d’Italia.

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