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Caso Santa Croce interviene l’ex sindaco Di Paolo

Angelo Di Paolo interviene a proposito dello stato di insolvenza della società

“Alla luce delle notizie apparse sugli organi di stampa a proposito dello stato di insolvenza della società Santa Croce srl e sulle conseguenze per le concessioni Sponga e Fiuggino di Canistro, sento il dovere etico e civile di intervenire su una vertenza a me ben vota, di cui, se non altro, rappresento la memoria storica nella qualità di ex Sindaco del comune di Canistro ed ex Assessore Regionale”. A parlare è l’ex sindaco di Canistro Angelo Di Paolo.

“Mi rivolgo, in particolare, al Presidente Marsilio e all’Assessore “competente” Campitelli, poiché sin da subito, confidando nel loro ruolo istituzionale di programmazione, indirizzo e controllo, a loro mi sono rivolto affinché intervenissero su una vicenda che oggi, con la richiesta di procedura concorsuale da parte della Santa Croce, approdata alla sezione fallimentare del Tribunale di Roma, conosce il suo punto di verità ed il suo inevitabile epilogo.

Già, perché proprio l’esimio Presidente ed Assessore, erano stati resi edotti dal Comune di Canistro, Sindaco Angelo Di Paolo, sin dal novembre 2019 della pesante posizione debitoria della società in parola nei confronti del fisco, che oggi scopriamo si aggira sui 34 milioni di euro, come da certificazione dell’Agenzia delle Entrate di Roma del 24 maggio 2021, con circa un milione e 800mila euro di debito nei confronti del solo Comune di Canistro.
Non sorprende affatto che oggi la questione sia finita dinanzi alla sezione fallimentare, ciò che stupisce e “lascia perplessi” – per usare le parole del Tar dell’Aquila che si leggono nella sentenza del 18 giugno 2021 con cui è stata annullata l’aggiudicazione alla Santa Croce proprio per irregolarità fiscale – è che la società non sia stata esclusa dalla procedura di gara appena la Commissione era notiziata dei debiti tributari. Il Tar dell’Aquila, in ragione della condotta tenuta dall’apparato amministrativo ha persino rimproverato la Regione, in quanto costretto a convocare in giudizio il Comune per conoscere come stavano effettivamente le cose, pervenendo alla conclusione che “sulla base della documentazione versata agli atti emerge, con meridiana evidenza, la carenza di requisiti in capo alla società”, che quindi doveva essere esclusa dalla gara ab origine.

Difronte al conclamato stato di pesantissima insolvenza – che riguarda proprio i debiti accumulati negli anni della Santa Croce con il Fisco e che, si badi bene, vengono riconosciuti dalla stessa società dal momento in cui chiede l’ammissione al concordato preventivo – non avrà alcuna incidenza nemmeno l’esito dell’appello pendente presso il Consiglio di Stato, arditamente proposto dalla società benché fosse consapevole del mancato possesso dei requisiti di regolarità fiscale. E, fatto inconcepibile, la società è strenuamente difesa dalla regione Abruzzo, che, contro ogni evidenza, vorrebbe dimostrare che la società avrebbe rimediato a quegli ingenti debiti con richieste di rateizzazione risalenti al 2016. Ciò a dispetto di una incontrovertibile certificazione proveniente dall’Agenzia delle Entrate di Roma del 24 maggio 2021, prodotta dalla stessa regione nel procedimento avanti al Consiglio di Stato, che ha asseverato violazioni fiscali della Santa Croce definitivamente accertate per 14 milioni di euro, oltra a contestazioni da definire per altri 20 milioni.

Rammento agli esimi esponenti della Regione, che la legge abruzzese sulle acque minerali (n. 15 del 2002), forse poco conosciuta da chi dovrebbe garantire l’osservanza, stabilisce (all’art. 50 comma 1 m-ter) anche la decadenza dalla concessione già attribuita “in caso di violazioni gravi e definitivamente accertate rispetto agli obblighi relativi al pagamento delle imposte e tasse o dei contributi previdenziali, previsti dalla normativa nazionale o regionale”. Dunque, perché la regione non adotta un provvedimento di decadenza della Santa Croce dalla concessione della fonte Fiuggino?

L’esimio Presidente ed Assessore facciano allora un salutare mea culpa! E’ un atto dovuto verso i lavoratori licenziati dalla Santa Croce e verso l’intera comunità di Canistro. Ai vertici politici, unitamente all’apparato amministrativo del Servizio regionale “competente”, va senza meno ascritta la piena responsabilità amministrativa, politica e finanche deontologica per esser rimasti sordi ed inerti ad ogni nostra sollecitazione. Ricordo bene che l’Assessore Campitelli, sugli organi di stampa, riferendosi alla mia persona, ha persino insinuato, dopo un mio intervento sulle responsabilità omissive della Giunta Regionale, che cercassi solo consensi elettorali in vista delle elezioni comunali. Sbagliava l’esimio Assessore, e di grosso! Visto che lo scrivente non si è affatto ricandidato! La prossima volta sia più prudente e lo sia anche il Presidente, il quale se non corre immediatamente ai ripari, rischia che l’inerzia della regione sconfini anche in responsabilità di tipo penale e contabile”.

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