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Cgil: “Asl1 ponga freno alla precarietà”

Il segretario Nidil Cgil della Provincia dell’Aquila, Andrea Frasca: "Surreale la difesa a testuggine da parte dei vertici aziendali"

“Le drammatiche vicende personali delle cittadine e dei cittadini colpiti dal covid che molto spesso sono lasciati soli da una carente assistenza sanitaria sono conseguenza delle criticità che da anni denunciamo senza aver visto reali soluzioni”.

Così in una nota il segretario Nidil Cgil della Provincia dell’Aquila, Andrea Frasca.

“Ci riferiamo alla carenza di personale cronica, strutturale e gravissima della quale soffre la nostra ASL1 Avezzano Sulmona L’Aquila ormai da più di un decennio, solo in parte compensata dall’utilizzo massiccio di personale sanitario, tecnico e amministrativo in somministrazione. Peraltro, gran parte di questo personale viene assunto da anni, con dei contratti a tempo determinato della durata anche di poche settimane”, prosegue.

“L’ultimo di questi rinnovi scade il 15 dicembre: ancora un mese di agonia e poi di nuovo, forse, qualche altro mese di speranza. Donne e uomini che sono chiamati ad assistere i nostri cari, tutte le cittadine e i cittadini che combattono oggi contro il Covid-19, oltre a mettere a rischio la propria salute e quella dei propri familiari, subiscono la doppia precarietà del contratto in somministrazione e della esiguità della durata dello stesso”, si legge ancora nella nota.

“Come possiamo pensare che un servizio di tale rilevanza e che richiede un grandissimo sforzo per essere definito ‘di qualità’, possa essere prestato a tali condizioni? – aggiunge – Riceviamo continue sollecitazioni rispetto al fatto che gli operatori non si sentono tutelati. Continuano ad ammalarsi e a portare a casa il virus come unico, tragico, ‘premio di risultato'”.

“Molti giovani operatori sanitari e socio-sanitari, hanno già abbandonato o stanno abbandonando il nostro territorio, preferendo condizioni contrattuali migliori, garantite da ASL limitrofe – aggiunge – Altri precari addirittura, preferiscono dimettersi e perdere il proprio posto di lavoro, piuttosto che rimanere in condizioni di rischio e senza alcuna prospettiva lavorativa reale”.

“Le nostre sollecitazioni rispetto a tale problematica sono state costanti e ripetute e per questo, riteniamo che il ritardo e le carenze programmatorie assumano un profilo di gravissima colpa e negligenza – precisa – Tutto ciò, non può non inficiare la qualità del servizio sanitario del nostro territorio, già demolito e sgretolato. Chiediamo a gran voce che si assumano dei provvedimenti urgenti e straordinari per evitare la catastrofe sanitaria, attraverso uno straordinario piano di reperimento urgentissimo di personale”.

“Ci sembra invece surreale la difesa a testuggine da parte dei vertici aziendali assieme alla gravissima sottovalutazione delle reali condizioni delle strutture sanitarie del territorio, e la continua esposizione al rischio delle lavoratrici e dei lavoratori, che rischiano solo di rendere tragico un quadro di per sé già al collasso”, conclude.

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