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Comitato Popolare per la difesa del Sistema Sanitario Nazionale

"Riteniamo che per risolvere i problemi contingenti vada subito messa in atto una politica di assunzione di personale"

COMUNICATO STAMPA

“Il nostro Servizio Sanitario Nazionale è arrivato impreparato allo scontro con il Covid-19, ma, ancorché parcellizzato, segnato da anni di tagli finanziari, tagli di posti letto, riduzione di personale, impoverimento della medicina territoriale e della prevenzione, è stato in grado affrontare una situazione drammatica situazione di emergenza grazie al sacrificio e alla dedizione dei suoi operatori, sanitari e non sanitari. Vanno dunque sottolineati i punti di forza, quali una solida base di principi Costituzionali e normativi, il finanziamento anche attraverso la fiscalità generale e un personale formato negli anni e dedito con passione alla professione”.

Ad affermarlo in una nota sono Tina Massimini, Liduina Cordisco, Alfonso De Amicis e Roberto Santilli, promotori del Comitato Popolare per la difesa del Sistema Sanitario Nazionale nato recentemente all’Aquila.

“Al tempo stesso – proseguono Massimini, Cordisco, De Amicis e Santilli – vogliamo ricordare le purtroppo arcinote criticità: oltre ai già citati tagli lineari con le annesse decurtazioni finanziarie vanno rimarcate le rilevanti disuguaglianze interregionali e all’interno delle stesse regioni causate dalle autonomie regionali e dalla trasformazione della Sanità Nazionale in ‘Azienda’ con relativa organizzazione non più basata sulla universalità, uguaglianza ed equità di prestazioni sanitarie per tutta la popolazione. Abbiamo sperato che, dopo la dolorosa esperienza del Covid-19, le molteplici promesse governative si sarebbero realizzate. Purtroppo dobbiamo constatare che non ci sono segnali che suggeriscono un cambiamento anche nella sanità aquilana. Un cambiamento che sarebbe necessario considerate anche le peculiarità e particolarità del suo vasto territorio montano”.

“Inoltre – continuano – vogliamo sottolineare come, a conseguenza della pandemia e delle sue ristrettezze, i pazienti si stiano abituando ad evitare le strutture pubbliche (per lo più in fase di riorganizzazione e con liste di attesa lunghissime), ricorrendo al privato. Il rischio è che i fondi stanziati per smaltire le liste di attesa vengano convogliati al settore privato, indebolendo ulteriormente l’offerta pubblica con il conseguente aumento del potere di mercato e quindi continuando ad ingrassare un privato opportunista”.

“Riteniamo che per risolvere i problemi contingenti vada subito messa in atto una politica di assunzione di personale con qualifiche diversificate, stabilizzando ed internalizzando tutte le figure professionali, procedendo quindi con formazione costante e continuativa e incentivazione delle professioni sanitarie. Riteniamo altresì che vadano eliminati i limiti previsti nella spesa corrente e che vadano rimossi i vincoli anche di matrice europea che limitano le assunzioni, rimuovendo anche gli ostacoli che impediscono una vera cooperazione tra Ministeri al fine di adeguare l’offerta formativa universitaria alle esigenze della popolazione. Siamo convinti che per uscire da questa doppia crisi sociale ed economica è necessario contribuire al rafforzamento della Sanità Pubblica. Non più ‘Azienda’, ma Unità Socio Sanitaria Locale. Come volle la mai abbastanza rimpianta Tina Anselmi“, concludono Massimini, Cordisco, De Amicis e Santilli.

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