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Cts: no a lockdown, sì a zone rosse nei weekend

Le indicazioni del Cts: divieti più stringenti per arginare la diffusione del Covid e zona gialla rafforzata, ma no alla chiusura nazionale

Da oggi l'Abruzzo è in zona rossa

No al lockdown nazionale, Italia zona rossa nei weekend, con regole e divieti più stringenti per arginare la diffusione del coronavirus, e zona gialla rafforzata con misure più severe. Sono queste le indicazioni del Cts per arginare i contagi di Covid e limitare l’impatto delle varianti. Un lockdown generalizzato, come ipotizzato in questi giorni, non rientra tra le indicazione del comitato e il governo non lo avrebbe preso in considerazione.

Fonti dell’esecutivo fanno notare all’Adnkronos che una discussione sulle misure “non è stata ancora affrontata” e di conseguenza ogni valutazione in merito sarebbe “prematura”. Il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, a Porta a Porta si è detto “contrario a un lockdown generalizzato. Si irrigidiscano i controlli nei weekend, senza andare incontro a chiusure assolute”.

L’Italia, intanto, archivia una giornata da 19.749 contagi e 376 morti, con un tasso di positività al 5,7% e pazienti in aumento nelle terapie intensive (ora sono 2.756, +56 rispetto a martedì). Tra le regioni, spiccano i 4.084 nuovi positivi della Lombardia e i 2.709 della Campania già in zona rossa. Nella Lombardia arancione ‘scuro’ “è chiaro che i numeri non stanno migliorando”, ha detto lo stesso presidente della Regione, Attilio Fontana. “Credo che in questo momento sia importante una grande collaborazione con il governo e cercare di capire veramente quale sia la direzione che dobbiamo prendere tutte noi Regioni perché in questo momento la situazione è aggravata dal fatto che questo virus sia molto più veloce e rapido, quindi le decisioni vanno prese con la massima urgenza”, ha rimarcato il governatore lombardo.

Ma basterà un’eventuale nuova stretta per frenare la crescita del contagio? “Non fa piacere, non fa piacere affatto. Ed è terribile, pesante, triste, ma purtroppo è tardivo. Le misure drastiche servivano prima, se l’avessimo fatto sarebbe stato meglio per tutti”, è l’opinione espressa dal professor Massimo Galli, responsabile del reparto Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, all’Adnkronos Salute. Le misure più stringenti sono necessarie, ma “le accolgo, come tutti, con lo stesso gusto con cui mi darei martellate sugli alluci”, ha aggiunto.

Per uscire dal tunnel, serve l’accelerazione nella campagna vaccinale di cui ha parlato il premier Mario Draghi. L’obiettivo del governo è arrivare a 60 milioni di somministrazioni entro fine giugno. Le dosi per l’Italia aumenteranno nel secondo trimestre dell’anno. L’azienda Johnson&Johnson ha ridimensionato la notizia del taglio delle dosi previste per l’Europa nel prossimo trimestre, garantendo comunque l’impegno a fornire 200 milioni di dosi all’Ue nel 2021, a partire dal secondo trimestre.

Per quanto riguarda l’Italia, filtra da Palazzo Chigi, nel periodo dall’8 marzo al 3 aprile saranno fornite complessivamente circa 6,5 milioni di dosi. Nel secondo trimestre, invece, in Italia si registrerà un netto incremento delle dosi disponibili, per un ammontare complessivo di oltre 36,8 milioni di dosi per Pfizer, AstraZeneca e Moderna.

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