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I sindaci della Marsica dal Vescovo: aperto tavolo permanente

Sua Eccellenza Giovanni Massaro: «Il territorio che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. Un cantiere per il servizio alla comunità. La Politica deve occuparsi della gente». Lanciato il progetto "Comunità di parrocchie".

Si è svolto ieri mattina, 17 dicembre, nella sala conferenze della parrocchia dello Spirito Santo di Avezzano, promosso dalla diocesi di Avezzano ed organizzato dall’ufficio di pastorale sociale e del lavoro, uno speciale appuntamento: il vescovo in dialogo con i sindaci e gli amministratori dell’intero territorio marsicano. Il vescovo Giovanni Massaro, nel suo intervento introduttivo ha ringraziato tutti i presenti per la loro massiccia partecipazione. Tutti i comuni della Marsica infatti sono stati rappresentati dal sindaco o da un amministratore delegato.

È stato aperto un vero e proprio “tavolo sinodale permanente”, o meglio, come la Chiesa italiana lo promuove e lo definisce, un “Cantiere sinodale”. L’evento ha ripreso il tema da quello delle Settimane sociali di Taranto: «Il territorio che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. Un cantiere per il servizio alla comunità». L’assemblea, sulla scia dell’incontro sinodale che il vescovo Massaro ha già tenuto, lo scorso 2 aprile, con i primi cittadini della Marsica, si è posto l’obiettivo di aprire un ulteriore confronto, un «cantiere al servizio della comunità» per continuare a dialogare con la società civile, per costruire reti e individuare orizzonti che rispondano e corrispondano ai bisogni del territorio, per favorire progetti di promozione umana e solidarietà sociale, per mettere le nuove generazioni al centro della politica e degli interventi sociali.

Il vescovo ha presentato e consegnato ai presenti la sua prima Lettera pastorale «Rendete piena la mia gioia» e il progetto «Comunità di parrocchie», poi la parola è stata data ai sindaci e agli amministratori per ascoltare le loro idee e le loro proposte su come favorire processi di sviluppo in cui si valorizzino le capacità di tutti.

«Siamo qui per camminare insieme – ha detto il presule – ma per camminare insieme è necessario eliminare la presunzione di essere migliore degli altri. Si fa fatica a camminare insieme quando all’interno c’è qualcuno che desidera mostrare di essere al di sopra, superiore agli altri. Se una scelta è vantaggiosa solo per me, perché mi permette di pormi al di sopra degli altri ma è dannosa per gli altri, questa scelta non va fatta». È dunque necessario – ha ribadito il vescovo – «tornare al compito fondamentale che è quello di ascoltare la gente, di educare i comportamenti, di educare alla fraternità, di mediare gli interessi, di arginare i guasti di tanta disoccupazione. Impegnarsi perché ogni azione politica tenga sempre presente il bene comune e gli ultimi in modo particolare».

Nel corso del dibattito e dell’ascolto nelle condivisioni finali, nello spirito Sinodale che la Chiesa propone è emersa, dalle voci degli amministratori, l’esigenza di più unione territoriale che porta automaticamente a più risorse sociali ed economiche da mettere a disposizione di tutte le comunità locali, ormai segnate da fenomeni di spopolamento e di isolamento territoriale. Occorre più formazione per educare al bene comune, per esempio proporre una sempre più fattiva condivisione degli spazi in cui la comunità vive.
A più voci emersa l’esigenza di una stretta collaborazione tra parroci e sindaci per evitare polemiche sterili e nell’ottica di protezione reciproca e costruzione valoriale della comunità

Il dialogo e il lavoro di rete con le amministrazioni locali rappresentano una chiave con la quale tradurre nuove strade di cooperazione e ideare progetti a sostegno della società e del territorio marsicano. La mattinata ha alternato il momento assembleare a quello nei gruppi di lavoro, coordinati dall’equipe diocesana di pastorale sociale. Preziose le relazioni finali e le tematiche emerse dai gruppi e dagli interventi dei sindaci, che saranno oggetto di lavoro, ricerca e condivisione da parte degli organizzatori. Le varie tematiche e problematiche emerse saranno condivise affinché si possano individuare degli obiettivi comuni da mettere in rete per lavorare insieme società civile e Chiesa locale. Il vescovo ha donato a tutti i presenti il “Decalogo del buon Politico” di don Luigi Sturzo, come percorso per crescere sempre di più nella santità.

L’incontro si è concluso con un momento conviviale e gli auguri di Buon Natale.

LE PAROLE DEL VESCOVO AI SINDACI E AGLI AMMINISTRATORI

Il vescovo Giovanni Massaro ha ringraziato i sindaci per la loro massiccia presenza e per l’accoglienza che riceve ogni volta che si reca nei paesi da loro amministrati. La prima indicazione è stata quella di curare sempre la loro interiorità, «prendersi cura della propria coscienza, anche se non si è credenti. Le scelte vanno dapprima maturate nel cuore, non siate mai istintivi nelle vostre decisioni, la forza di un uomo non sta in ciò che si vede, nell’esteriorità, bensì nella propria interiorità come la forza di un albero sta nelle radici. Chiedetevi sempre il perché delle vostre scelte e chiedetevi dove vanno a parare: se a vostro beneficio o a beneficio dei vostri cittadini. E questo è possibile solo interrogando la propria coscienza. Don Luigi Sturzo nel “Decalogo del buon politico” scrive che è buona abitudine per ogni politico l’esame di coscienza». Il vescovo ha poi riflettuto sul titolo della Lettera pastorale, “Rendete piena la mia gioia”, tratto da un versetto di San Paolo apostolo ai Filippesi, dove Paolo sottolinea che l’amore si esprime nel rifiuto della vanagloria, con l’esercizio dell’umiltà. «La vanagloria ci porta a sentirci superiori agli altri – ha detto Massaro – a trattare il prossimo con arroganza, a farci servire dagli altri o a servirci degli altri per i nostri interessi. La vanagloria distrugge la comunione. Siamo qui per camminare insieme, ma per camminare insieme è necessario eliminare la presunzione di essere migliore degli altri. Si fa fatica a camminare insieme quando all’interno c’è qualcuno che desidera mostrare di essere al di sopra, superiore agli altri. Se una scelta è vantaggiosa solo per me, perché mi permette di pormi al di sopra degli altri ma è dannosa per gli altri, questa scelta non va fatta».

Il vescovo si è poi limitato a commentare le parole guida della sua Lettera pastorale, che sono le parole più ricorrenti tratte delle sintesi sinodali: fraternità, formazione, inclusione. «Dalle sintesi sinodali emerge un grande bisogno di fraternità, a tutti i livelli, tra presbiteri e tra presbiteri e laici. Fraternità anche tra comunità parrocchiali diverse, superando un rigido campanilismo che immobilizza. Il progetto “Comunità di parrocchie” – sottolinea Massaro – vuole favorire il lavoro sinergico tra le parrocchie. L’auspicio è che questo lavoro aiuti anche il lavoro sinergico tra i comuni. La seconda parola è formazione». Il presule ha ricordato ai sindaci che il loro compito è un compito formativo, un compito educativo che richiede molta pazienza: «Occorre avere pazienza e non disperare mai», dice il vescovo citando don Sturzo. «E infine la parola “inclusione” che significa attenzione ai giovani, alle famiglie che sono alle prese con problemi economici e disagi psicologici. Attenzione ai poveri. Diventa importante favorire processi di promozione umana e solidarietà sociale. E’ decisivo favorire processi di sviluppo in cui si valorizzino le capacità di tutti. Sarà questo il lavoro dei gruppi laboratoriali. Capire insieme quali progetti e quali risposte possiamo dare alle persone segnate dalla povertà e dalla fragilità».

A conclusione ha fatto riferimento ad una bella immagine che don Tonino Bello utilizza per far capire il compito dei politici mettendo in evidenza che i politici devono svolgere la stessa funzione che svolge il fusto in una pianta. «Se le radici di un albero possono essere paragonate al popolo di cittadini – continua – i rami alle pubbliche istituzioni. Il compito del fusto, cioè dei politici, è quello di raccogliere e coordinare le istanze vive che vengono dalla base, cioè dai cittadini, per tradurle in scelte politiche che vanno ad innervarsi sui rami, sulle pubbliche istituzioni. Quando i politici si ubriacano di potere il fusto impazzisce e agisce a danno delle radici e dei rami. Le conseguenze di questo cortocircuito sono drammatiche. Da una parte i problemi ristagnano, gli intoppi burocratici si infittiscono, tutto rischia di naufragare negli intrighi delle clientele e nel gioco delle diverse correnti: non si è più capaci di camminare insieme. Da qui la necessità di tornare al compito fondamentale che è quello di ascoltare la gente, di educare i comportamenti, di educare alla fraternità, di mediare gli interessi, di arginare i guasti di tanta disoccupazione. Impegnarsi perché ogni azione politica tenga sempre presente il bene comune e gli ultimi in modo particolare».

Il presule ha poi incoraggiato gli amministratori a «non demordere, ad andare avanti perché la coerenza paga», a «non lasciarsi cadere le braccia quando nonostante l’impegno personale improntato a rettitudine e trasparenza si è destinatari di sospetti, da parte di chi, non comprendendo la fatica degli amministratori, spara nel mucchio con ingenerosi luoghi comuni». Ed infine ha ricordato il fine dell’impegno di tutti i politici e gli amministratori: la santità, cioè «la capacità di resistere all’egoismo e alla prepotenza in vista di un avvenire migliore, dev’essere il fine del vostro impegno». Il vescovo ha lasciato a tutti i presenti il Decalogo del buon Politico di don Sturzo, come percorso per crescere sempre di più nella santità.

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