“Fine del regionalismo nella gestione della sanità pubblica, centralizzazione del sistema, abolizione della figura del manager e quindi dell’aziendalismo in sanità, divieto assoluto di privatizzare, rifiuto assoluto dei vincoli europei di bilancio e dell’utilizzo di fondi a strozzo come Pnrr e Mes, obbligo di assunzione e di internalizzazione del personale medico, infermieristico, amministrativo e del resto dei servizi esternalizzati, eliminazione del numero chiuso nelle Facoltà di Medicina, stop alla competizione tra territori e regioni, no deciso a qualsiasi tipo di project financing non soltanto per la costruzione di nuove strutture, investimenti massicci in tutti i settori, distruzione dello strapotere dell’industria farmaceutica privata, messa al bando delle assicurazioni sanitarie diventate ormai dei potentati politici ed economici che spingono per distruggere la sanità pubblica con il solo scopo di fare profitto come accade da tempo negli Usa, che non possono e non devono essere presi come modello di riferimento. Il liberismo economico è un cancro da estirpare”.
Sono questi i punti più importanti del programma che sta sviluppando il Comitato in difesa del Sistema Sanitario Nazionale nato recentemente all’Aquila e che intende estendersi al resto dell’Abruzzo e anche fuori dai confini regionali. Lo stesso Comitato ha promosso ed organizzato un’assemblea pubblica per venerdì 23 febbraio all’Aquila, alle ore 18, al Palazzetto dei Nobili a cui prenderanno parte esponenti del mondo politico, sindacale e delle associazioni.
“Dall’Aquila, la cui sanità è a dir poco in ginocchio ma che può essere risollevata togliendola dalle mani di centrodestra e centrosinistra, ossia i principali responsabili del disastro – affermano Tina Massimini, Liduina Cordisco ed Alfonso De Amicis, tra i promotori del Comitato – può iniziare una battaglia a livello nazionale da combattere insieme a chiunque abbia a cuore la salvaguardia ed il rilancio da un sistema sanitario nazionale piegato da decenni di tagli e de finanziamenti perpetrati da una politica supina agli interessi delle varie lobby che ad ogni livello hanno divorato la sanità pubblica a nostre spese”.
“In questo territorio – proseguono – è possibile dare segnali forti, ad esempio potenziando i distretti sanitari di Montereale, Tornimparte, Barisciano, Bazzano e San Demetrio, ed internalizzando i servizi, come quelli delle pulizie, che invece sono stati nuovamente messi a gara, e dei supporti amministrativi che da precari di cooperativa rischiano addirittura di perdere il lavoro qualora non dovessero passare un concorso pubblico che in ogni caso non garantirebbe, dal punto di vista numerico, le reali necessità della Asl 1 di Avezzano-Sulmona-L’Aquila”.
“Non possiamo più tollerare lo scempio a cui purtroppo assistiamo tutti i giorni – concludono Massimini, Cordisco e De Amicis –, perché qui si sta andando dritti verso una abolizione del diritto alla salute ed alle cure. Abbiamo il dovere di ricominciare a parlare un ‘linguaggio’ letteralmente fatto sparire nell’arco di quarant’anni, compresi quelli vissuti all’interno delle folli regole europee che contano sul serio e con cui viene di fatto imposta la privatizzazione della sanità”.