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Febbo sui problemi del mondo venatorio abruzzese

“Più senso pratico e meno burocrazia per gli AATTCC”

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“Siamo arrivati al 2024 e il Piano Faunistico Venatorio Regionale sta per scadere. Dall’analisi di gestione di questo documento, che sicuramente ha rappresentato una prima importantissima base di pianificazione venatoria dell’Abruzzo assente per anni, emerge la necessità di effettuare il prima possibile alcune correzioni”.

Così in una nota il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Mauro Febbo.

“A 4 anni dall’adozione infatti sono emerse delle criticità che vanno assolutamente messe a posto nel 2025, nel senso di avere più senso pratico e abbandonando lo sterile compendio di indicazioni teoriche e scarsamente applicabili, prive di razionalità gestionale finanche vessatorie verso il mondo venatorio regionale come più volte evidenziate dagli AATTC. Il divieto di esercizio della braccata nelle ZRV (Zone di rispetto venatorio), le assurde limitazioni verso le attività di ripopolamento, la mancanza di collegamento tra la pianificazione venatoria del cinghiale con il regolamento regionale degli ungulati sono solo alcuni dei temi critici, oltre all’esigenza di produrre immediatamente i principi e gli indirizzi di gestione dei cervidi”.

“Oltre a ciò vi è una urgente necessità di riqualificare l’impianto normativo regionale sulla caccia ormai fermo da troppo tempo e che si scontra con le esigenze di una regolamentazione più snella in grado di sgravare i compiti affidati agli AATTCC e generare una maggiore autonomia nella disciplina della caccia al cinghiale. Occorre anche affrontare il tema di una nuova regolamentazione specifica sugli appostamenti fissi e sulle aziende faunistico-venatorie e agrituristico-venatorie, ragionando finalmente su una normativa ad hoc”.

Per far ciò, nella prossima Legislatura occorrerà un impegno maggiore a rafforzare gli uffici regionali sgravando in termini economici gli AATTCC sui quali, con la diminuzione dei cacciatori, gravano ormai in maniera non sopportabile tutti i problemi, compresi quelli che attengono ai propri dipendenti. Tutte queste attività vanno da subito strategicamente progettate con il mondo venatorio abruzzese, creando i presupposti anche per un allineamento favorevole di tutte le strutture tecniche della Regione al fine di rendere la gestione venatoria apprezzabile, senza limitazioni e difficoltà, sia per chi opera nel settore amministrativo sia per chi agisce sul campo. Per fare un esempio pratico, se riusciremo ad essere bravi nell’adottare linee guida e prescrizioni connesse alla Rete Natura 2000, che rendono il mondo venatorio ancor di più un alleato dell’ambiente, in un territorio che già di per se è inibito al 50% dall’attività venatoria per via delle aree protette, ad esempio nell’uso dei cani per l’addestramento, avremo già raggiunto un importante obiettivo”, conclude Febbo.

 

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