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Morte Di Tana, pm chiede archiviazione

La difesa preannuncia opposizione, avvocato Cotturone: "Il pm è stato avventato"

Il sostituto procuratore Elisabetta Labanti ha richiesto l’archiviazione del caso relativo alla morte di Vittorio Di Tana, 83enne fotografo di Celano, scomparso a ottobre 2020 dopo essere risultato positivo al Covid-19. Dopo la denuncia dei familiari, era scattata l’indagine per omicidio colposo contro ignoti.

Il pm ha escluso gravi colpe a carico dei medici che avevano preso in cura Di Tana. Verdetto contestato dai legali della famiglia, gli avvocati Lucio Cotturone e Franco Colucci. “Il pm è stato avventato – esordisce Cotturone – La consulenza del medico legale, dott.ssa Ricci, ha espressamente dichiarato che nel caso in esame non sono state applicate le linee guida”.

Il castello difensivo contesta una condotta omissiva da parte dei medici: “Non è stata ripetuta una tac polmonare – spiega Cotturone – ed il paziente doveva essere intubato già a partire dal secondo giorno del ricovero allorquando l’infezione stava diventando più acuta. A mio avviso quindi, può parlarsi di colpa grave dei sanitari che hanno avuto in cura il mio assistito”.

“Se avessero applicato le linee guida ed adottato le indicazioni terapeutiche e mediche ivi indicate, – chiosa il legale – il processo infettivo sarebbe rallentato e l’esito infausto forse evitato”.

Cotturone preannuncia l’opposizione contro l’archiviazione del caso (richiesta già formulata al GIP): “Illustreremo i palesi errori di diritto sostanziale compiuti dal pm nella sua avventata richiesta”. “Inoltre – aggiunge – le indagini risultato totalmente mancanti Rispetto al trattamento riservato al mio assistito durante l’ospedalizzazione”.

La difesa ha indicato 10 testimoni con i quali Di Tana avrebbe parlato al telefono durante il ricovero presso il reparto di malattie infettive dell’ospedale di Avezzano. “Ciò a dimostrazione – spiega Cotturone – anche del fatto che il mio cliente non presentasse alcun tipo di dissociazione cognitiva”.

Sul corpo del fotografo non è stato eseguito l’esame autoptico, nonostante la richiesta avanzata dalla difesa e il consenso dei familiari.

Il consulente ha dunque basato l’indagine esclusivamente sul diario clinico e sulla cartella clinica, elementi ritenuti insufficienti dagli avvocati e dalla famiglia. “Ad ogni modo – conclude l’avvocato Cotturone – sto provvedendo anche ad indagini difensive rispetto a quanto accaduto in quei dieci giorni dentro l’ospedale”.

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