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«Non ci sono più lapidi degne dove piangere», al Cimitero di Corcumello scatta la polemica che difende i morti

C’è chi vive con il dramma, nel cuore, di aver perduto per sempre una colonna portante della propria vita – madre, parente o anziana nonna che sia – e chi vive, invece, con la speranza mai morta nell’animo di riuscire a farsi ascoltare ancora dai cosidetti cari estinti. Di farsi, cioè, udire ancora da lassù, da loro che continuano ad osservare il cielo e la terra con un solo binocolo di nuvole e di cristallo. Ed i vivi, che sono rimasti qui, riaccendono la loro memoria, infiorando le lapidi ed i loro moumenti terrestri, nei cimiteri, dove i morti continuano a lasciarsi cullare dal canto dei grilli e delle cicale.

«Attraverso la pietra della tomba – afferma Rosaria Villasi riesce, infatti, ad addolcire il distacco fisico con i propri cari estinti, potendo con essi mantenere, attraverso la cura delle tombe, un legame che aveva il sapore dell’infinito». Lei, rappresentante del Comitato dei Piani Palentini ed originaria del paese di Corcumello, di fatti, ha scritto di suo pugno una lettera aperta indirizzata all’Amministrazione comunale di Capistrello, riguardo proprio la tematica in questione, «avendo subìto, come tanti dei miei concittadini, – scrive – danni alle tombe dei cari sepolti nel Cimitero di Corcumello. Alcuni di questi danni sono stati pesanti, essendosi concretizzati in furti di vasi in rame divelti dalle lastre di marmo (spesso danneggiate al punto di dover essere sostituite), altri invece sono stati danni ‘apparentemente’ più lievi, concretizzatisi in furti di vasi di fiori e piante». Il sindaco Francesco Ciciotti, dal canto suo, parla, a fronte di ciò e senza mezzi termini, di vandalismo, denunciando abbondantemente questi atti e annoverandoli nei gesti maggiormente incivili che si possano compiere non solo a danno dei morti, ma anche degli stessi vivi.

«Danni solo ‘apparentemente’ più lievi  – specifica Rosaria – perché è assolutamente frustrante e avvilente pensare di non poter portare neanche un fiore sulla tomba dei propri cari. Corcumello sicuramente è un borgo che ha tante difficoltà per i vivi;  nutrivamo, comunque, la speranza, che almeno da morti, i nostri cari, sulla collinetta di ‘Santi Pietri’, potessero godere, almeno lì, della serenità della quiete e del rispetto. Invece no!».

Il primo cittadino, sulla questione, avverte: «Si tratta dei soliti atti di vandalismo osceno, che non trovano giustificazione alcuna. Capire chi compie questi veri e propri reati al gusto civile e civico è difficile da attuare, in questo momento, ma il Comune si sta prodigando per concludere nel più breve tempo possibile un’istallazione complessiva di telecamere di viodesorveglianza, sulle frazioni e sul capoluogo, anche per cercare di individuare i responsabili di queste azioni scellerate, compiute contro l’etica. Profanare le ‘case’ dei morti, equivale, dal canto mio e di tutti, a fare un torto abnorme a quei vivi che lì, su quelle lapidi, lasciano un pezzo di cuore».

«Tralasciando – conclude Rosaria – altre considerazioni sullo stato del Cimitero di Corcumello e che, a onor del vero, pesano solo sull’attuale amministrazione, ma che sono anche triste eredità del passato, questa lettera – specifica – non vuole essere né una occasione per sollevare polemiche, né una critica diretta, ma solo un messaggio rivolto a chi detiene la responsabilità della ‘Custodia’ del Cimitero. I cari, infatti, sono ‘cari’ a tutti allo stesso modo e, come recitava una bella poesia di Totò, se la morte è ‘na livella’ almeno al Cimitero gli uomini dovrebbero essere tutti uguali».

 

Foto di: Marsica Live

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