“Probabilmente i componenti della direzione strategica e della direzione funzionale della Asl 1 ieri hanno partecipato a una riunione diversa da quella alla quale ho partecipato io. I toni trionfalistici della direzione strategica affidati a un comunicato stampa dopo quattro ore di colloquio con sindacati e organizzazioni del territorio, nella sede di via Saragat, non hanno alcuna ragione di esistere: qual è la motivazione di tanta ‘positività’?”
Lo afferma Il segretario della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) della provincia dell’Aquila, Vito Albano.
“La realtà dei fatti – prosegue – è molto diversa da quella che si vuol far passare con una nota stampa: la dirigenza aziendale si è affrettata a dire che ‘la paventata chiusura dei nuclei di cure primarie’ non ci sarà e che resta ‘l’impegno al mantenimento dell’esperienza positiva dei nuclei’. Ma è una verità a metà, perché non è stato detto che i nuclei di cura primaria non funzionano come un reparto ospedaliero il quale, in carenza di personale, può continuare la sua attività, in quanto inserito in una realtà ospedaliera vasta e strutturata. L’esistenza dei nuclei primari è invece strettamente collegata al personale medico che vi lavora: anche se non dovessero chiudere fisicamente, se due medici massimalisti che vanno in pensione non vengono sostituiti, i pazienti (tremila persone) restano senza servizio. Indipendentemente dal fatto che chiudano o meno il problema non è affatto risolto, perché senza medici i nuclei sono un castello vuoto”.
“C’è un altro aspetto che vorrei sottolineare. Nella nota aziendale i due dirigenti sostengono che ‘vi è senza dubbio la necessità di avere certezza sulla capienza del fondo finalizzato alle forme di associazionismo dei medici di medicina generale’: una dichiarazione che lascia interdetti. Sono mesi che parliamo della necessità di avere conoscenza della certezza delle risorse economiche, e invece ieri abbiamo scoperto che la Asl soltanto la settimana scorsa ha chiesto alla Regione Abruzzo di sapere se esiste o meno la capienza di accesso al fondo stabilito in bilancio. Quindi, dobbiamo ancora aspettare per avere una risposta, dopo mesi di sollecitazioni, di sit-in, di comunicati stampa, di incontri e di commissioni? L’assurdità è che noi stiamo combattendo da oltre un anno per poter stabilizzare i nuclei di cura primarie che altro non sono che associazioni di medici che si uniscono per portare avanti un progetto e se venissimo adeguatamente valorizzati e potenziati potremmo dare grosse risposte a queste difficoltà”.
“Ricordo inoltre che noi, come sindacato, abbiamo richiesto già due mesi fa, il 20 aprile, tramite avvocato, il bilancio della medicina territoriale, ma non abbiamo ricevuto nulla: soltanto ieri hanno preso atto delle nostre richieste, come se ieri avessimo parlato di ciò per la prima volta. Ebbene, se la Asl si ritiene contenta di questo stato dei fatti, se esprime “valutazione positiva”, per noi non c’è nulla di cui essere soddisfatti. Riteniamo che la posizione della Asl 1 e della sua dirigenza nello specifico sia un’ennesima presa in giro, non tanto di noi medici, ma dei pazienti e delle pazienti che aspettano di avere una sanità veramente concreta, a portata di mano, vicina, prossimale, competente. La Asl invece continua a giocare sugli equivoci gettando fumo negli occhi dei cittadini. Noi continueremo la nostra lotta per una sanità dignitosa, pubblica ed efficiente che passa anche attraverso le attività dei nuclei di cure primarie e diciamo NO a questo atteggiamento del ‘tutto va bene madama la marchesa’”.
“Non finisce qui: a dimostrazione che non c’è alcuna ‘apertura’ e nessuna volontà di risolvere il problema dei nuclei di cure primarie, come invece ambiguamente la Asl1 urla nella sua nota, c’è il fatto che il ‘Piano strategico aziendale’ della Asl Sulmona-Avezzano-L’Aquila parla chiaro: nella sezione dedicata alla medicina territoriale c’è scritto nero su bianco, sotto la voce ‘Eventuali risorse aggiuntive sul bilancio 2023/2025’, che la Asl ‘condurrà un’accurata azione di contenimento dei nuclei di cure primarie dei medici cessati'”.
“Allora ci domandiamo: a quale gioco stiamo giocando? Siamo stanchi di questo tira e molla, di rincorse a vuoto. Vogliamo fatti; li vogliono in primo luogo i cittadini e le cittadine che ogni giorno devono combattere per curarsi e ai quali la sanità pubblica locale deve fornire risposte concrete e rapide”, conclude.