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Parco Sirente-Velino, Pietrucci: “Taglio è uno sfregio”

Consigliere regionale: "Se la destra vuole trasformare Consiglio in 'regime' che chiude bocca a opposizione, ci opporremo in ogni sede"

È ancora polemica sulla decisione della Regione Abruzzo, passata in Consiglio regionale, sulla riperimetraazione del Parco Sirente-Velino.

“Il taglio al Parco Sirente-Velino è uno sfregio e un errore gravissimo”, dichiara in una nota il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci.

“Migliori risultati si avrebbero con il monitoraggio, la caccia selettiva, l’uso dei ‘corral’ di cattura, la semplificazione delle procedure e l’aumento dei rimborsi per i danni in area parco”, spiega Pietrucci.

LA NOTA COMPLETA

Abbiamo cercato di impedire con ogni mezzo la riduzione del Parco Sirente Velino. Anche con l’ostruzionismo e presentando con i 5 Stelle (ringrazio Fedele e Marcozzi per la tenacia) oltre 10.000 emendamenti.

Il provvedimento “Tagliola” che li ha fatti decadere è un precedente vergognoso: mai si era usato per impedire il confronto in aula, tranne che nelle sessioni di Bilancio per evitare l’esercizio provvisorio! Se la destra vuole trasformare il Consiglio in un “regime” che chiude la bocca all’opposizione, ci opporremo in ogni sede e in ogni modo.

Riducendo i confini i problemi restano e peggiorano. Un Parco aiuta l’economia. La qualità ambientale è un fattore premiante, richiesto da turisti, consumatori e cittadini. I prodotti e le attività di un’area protetta hanno una attrattiva speciale: il brand del Parco aumenta il valore degli immobili, delle produzioni agro-alimentari, dell’intero marketing territoriale. Che nome e che successo avrà da domani la “Locanda del Parco”?

I danni della fauna selvatica sono un problema serissimo. Che peggiorerà, riducendo il Parco, perché solo i cinghiali potranno essere cacciati (soprattutto i maschi) disperdendo i branchi e aumentando la proliferazione dei cuccioli. Migliori risultati si avrebbero con il monitoraggio, la caccia selettiva, l’uso dei “corral” di cattura, la semplificazione delle procedure e l’aumento dei rimborsi per i danni in area parco.

L’uso del legnatico è un diritto dei naturali e aiuta la manutenzione del bosco e la prevenzione da frane e incendi. Bisogna aggiornare i dati catastali sulle proprietà pubbliche e private dei boschi, fare nuovi Piani di assestamento forestale, promuovere le amministrazioni dei Beni Separati.
Le pratiche urbanistiche sono e resteranno di competenza comunale, non c’entra niente il Parco. Dipendono dalla Soprintendenza per il rispetto del Piano Paesaggistico che resta in vigore: si deve sveltire l’esame delle pratiche.

Progetti di sviluppo sostenibile. Le aree protette fanno parte della Rete europea Natura 2000 e prevedono progetti di economia sostenibile: allevamento, agricoltura, accoglienza turistica, prodotti tipici, ristorazione, turismo in bici o a cavallo, trekking o scialpinismo, attività culturali e visite nei Borghi. La Zona di Conservazione Speciale, quando comporta vincoli agli imprenditori, va compensata e indennizzata.

Il Parco deve funzionare: approvando finalmente il suo Piano Territoriale (dopo ormai 30 anni!), con una governance qualificata, chiedendo risorse adeguate per concreti progetti di sviluppo.

I Parchi sono un modello da imitare. Soprattutto ora, che la pandemia ha esaltato un diffuso bisogno di salute, salubrità e sicurezza. Ora che tutte le strategie di sviluppo puntano sull’economia verde, la transizione green, il turismo all’aria aperta che già lo scorso anno ha segnato le nostre montagne. Ora che smart working e digitalizzazione possono accrescere i servizi e l’attrattività dei nostri paesi, molto più belli e vivibili delle metropoli.

P.S. Mentre si promuove la “Regione del Benessere”, si annunciano fondi nel PNNR per la montagna, si valorizzano le “Vie del Tratturo e della Transumanza”, si esalta la Maiella come Geoparco dell’Unesco, la Fondazione Carispaq finanzia il turismo innovativo ed esperienziale…l’unico Parco regionale viene immotivatamente ferito.

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