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“Non si inventi il marsicano elettorale, serve condivisione”

La riflessione: “Più che il marsicano, che ad oggi non c’è, bisognerebbe coinvolgere nella scelta elettorale la Marsica, cosa ben diversa e degna. Altrimenti ci troviamo di fronte al solito slogan nec sine, nec contra”.

Sarebbe opportuno che i partiti, in vista della scadenza prevista per la presentazione delle liste elettorali, aprissero un’interlocuzione con i territori: non si chiede obbligatoriamente la presenza di marsicani tra le preferenze di voto in quanto, pur se auspicabile in virtù di un principio di rappresentanza territoriale, non ci si può inventare “il marsicano elettorale” quando poi la stessa Marsica è estremamente frammentata politicamente nelle sue realtà, né risulta vi siano marsicani di rilievo nelle grazie delle segreterie nazionali di partito, uniche a decidere in merito alle composizioni delle liste. Si chiede, in assenza di questo ipotetico marsicano – che non può essere rappresentativo solamente di sé stesso – quantomeno concordanza tra partiti ed elettori in merito alle candidature”.

Lo annuncia alla stampa, attraverso una nota, il dottor Vincenzo Silvestri, presidente del Centro Studi Laboratorio Culturale Marsicano.

“Più che il marsicano, che ad oggi non c’è, bisognerebbe coinvolgere nella scelta elettorale la Marsica, cosa ben diversa e degna. Altrimenti ci troviamo di fronte al solito slogan “nec sine, nec contra” che, se utilizzato in modo improprio, va a facilitare l’esclusione del nostro comprensorio dalle dinamiche politiche nazionali, nelle quali siamo corpo estraneo e non da ora”.

Il rischio, in presenza di candidature assolutamente non condivise o di catapultati da altre realtà, privi di legittimazione territoriale, sta nel continuare ad alimentare quella larga sacca di disaffezionati alla politica che, preme ricordarlo, nel corso delle Amministrative 2022 ha fatto registrare la cifra record del 45,3%: 45 italiani ogni 100 che, nelle elezioni del 12 giugno scorso, meno di 2 mesi fa, non si sono voluti esprimere all’interno di una competizione elettorale a loro prossima. Non serve essere avvezzi al far di conto per capire che il Partito dei Disaffezionati, ad oggi, avrebbe percentuali egemoni. L’unico modo per evitare un’ulteriore crescita dell’astensione è un maggior coinvolgimento della base territoriale, che altrimenti potrebbe anche volontariamente scegliere di non scegliere, con gravi ripercussioni sul principio di rappresentatività, delegittimando ulteriormente la futura compagine governativa”, questa la conclusione.

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