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Siccità, convocato tavolo crisi idriche

Ipotesi commissario e razionamenti

Lo spettro della mancanza di acqua potabile avanza in varie parti d’Italia e preoccupa il governo, che riflette sull’opportunità di nominare un commissario straordinario per affrontare l’emergenza siccità.
Se ne parlerà in consiglio dei ministri la prossima settimana, annuncia il titolare dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, spiegando che “serve ragionare su un intervento immediato, anche per razionamenti sulla distribuzione” dell’acqua.

Il tema sarà affrontato al Tavolo interministeriale sulle crisi idriche, istituito a palazzo Chigi, che è stato convocato per il primo marzo.

“Un primo appuntamento che vede protagonista tutta la squadra di Governo per coordinare le strategie e rispondere alla grave crisi idrica che va profilandosi”, spiega il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla Programmazione economica, Alessandro Morelli.

Altri incontri tecnici coinvolgeranno vari interlocutori e serviranno a mettere in campo una strategia contro una crisi che non sarà più straordinaria.

Si potranno tirare quindi le somme dopo “un confronto con tutti i grandi consorzi che gestiscono le dighe e con i gestori del sistema idrico integrato nazionale” aggiunge Pichetto rilevando che “serve un ragionamento integrato per avere acqua da bere, per irrigare e per produrre energia. Questo governo ha intenzione di presentare un piano idrico nazionale”.

A sollecitare la nomina di un commissario “super partes” è la Lega con il vice presidente del Senato, Gian Marco Centinaio, che annuncia la presentazione di una mozione, insieme a colleghi di partito. Un commissario “che abbia pieni poteri e dica a Regioni ed enti: ‘Serve acqua, aprite le dighe‘”, dice Centinaio.

L’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale avverte che “la prossima estate sarà critica”, viste le proiezioni che indicano il passaggio della “severità idrica da media ad alta”, precisa il segretario generale, Marco Casini, suggerendo una serie di azioni immediate, dal monitoraggio costante delle grandezze idrologiche allo stato dei suoli, alle perdite degli acquedotti, a un utilizzo più parsimonioso sempre dell’acqua. Dopo un inverno con poche piogge e poca neve e i ripetuti allarmi sui bassi livelli di acqua in laghi e fiumi soprattutto al nord, Pichetto ammette che “ci sono dei rischi sulla produzione idroelettrica. Già l’anno scorso abbiamo avuto qualche riduzione. Bisogna riempire le dighe il più possibile”.

Rischi ci sono anche per l’energia da fonte nucleare che l’Italia importa dalla Francia, spiega il ministro ricordando che “la Francia ha un piano di spegnimento di alcune centrali” proprio per la “carenza d’acqua” che serve per il raffreddamento. Ma la presidente di Azione e già ministro per il Sud Mara Carfagna si chiede “che fine ha fatto il Cis (Contratto Istituzionale di Sviluppo) ‘Acqua bene comune’ che avevo avviato come ministro per il Sud del governo Draghi?” ricordando che è “un piano di investimenti da oltre un miliardo di euro, rivolto a tutto il territorio nazionale, per prevenire le crisi idriche attraverso interventi mirati sull’intero ciclo delle acque”: potabilizzazione, depurazione, trasporto e distribuzione, accumulo, riutilizzo.

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