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Velino e Campo Felice: “Dalla Tragedia il dovere di una montagna più sicura”

L'assessore regionale alle Aree Interne Liris: "Sul Velino, lo scorso anno, furono necessari 28 lunghi e difficili giorni per completare le operazioni di recupero delle vittime”. E' nato il tavolo della montagna, terreno di proficuo confronto.

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“Onorare le vittime, rendergli omaggio senza mai dimenticare quanto successo perché la memoria generi cultura, conoscenza e alimenti riflessione; impegnarsi quotidianamente affinché tragedie simili non si ripetano”.

È il messaggio dell’assessore regionale alle Aree interne Guido Liris nell’anniversario di una doppia tragedia, quella del monte Velino, che un anno fa vide perire quattro escursionisti – Tonino Durante, Gian Mauro Frabotta, Gianmarco Degni e Valeria Mella – e quella del Monte Cefalone, che quattro anni prima vide un elicottero del 118 schiantarsi nei pressi di Campo Felice, dove si era recato per soccorrere uno sciatore.

“Sul Velino, lo scorso anno, furono necessari 28 lunghi e difficili giorni per completare le operazioni di recupero delle vittime”, ricorda l’assessore, “ed oggi possiamo dire che quel dramma non è avvenuto invano, considerando che, oltre a infondere una maggiore consapevolezza e sensibilità nei confronti della sicurezza in montagna per chi amministra, ha impresso un’accelerazione nell’approvazione, da parte della Regione, della Carta di localizzazione dei pericoli da valanga, contente l’individuazione delle aree che presentano pericoli potenziali”.

“Seguii personalmente, sul posto, i soccorsi e ricordo che gli imprevisti non mancarono, come quando il gatto delle nevi precipitò dall’elicottero che lo trasportava sul luogo della valanga”, aggiunge Liris, “eravamo davanti a uno scenario drammatico, per certi versi inedito, in un territorio impervio. È stata, tuttavia, un’esperienza dalla quale l’intera macchina dei soccorsi ha tratto degli insegnamenti ed è questo, a posteriori, quello che deve restare impresso nella memoria di tutti gli attori coinvolti, affinché il sacrificio di quelle vite non sia vano”.

“In occasione di una ricorrenza tanto triste, da medico prima ancora che da rappresentante delle istituzioni”, aggiunge l’assessore, “non posso poi non ricordare la tragica fine del dottor Valter Bucci e dell’infermiere Giuseppe Serpetti, sanitari del 118 dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, che insieme al tecnico di bordo Mario Matrella, al tecnico del Soccorso alpino Davide De Carolis, al pilota Gianmarco Zavoli, e al paziente soccorso, Ettore Palanca, persero la vita nello schianto dell’elicottero sul Monte Cefalone cinque anni fa”.

“Spesso chi è chiamato a soccorrere e il personale sanitario è talmente focalizzato sul raggiungimento dell’obiettivo, in favore delle vite altrui, da mettere a rischio il proprio destino”, rileva Liris, “come accadde quel giorno, quando nonostante il maltempo e la pessima visibilità, un gruppo di professionisti non fece altro che sacrificare la propria vita per il bene di un’altra persona”.

“Quella – un’autentica strage – è una ferita che non potrà rimarginarsi, che deve ricordare a tutti proprio quanto sia importante il ruolo dei sanitari e dei tecnici che lavorano, lontano dai riflettori, senza orari e senza festivi che tengano, nella filiera dell’emergenza urgenza”, aggiunge l’assessore.

“Questo doppio tragico anniversario”, prosegue Liris, “deve essere anche da monito per chi, spesso con superficialità e imprudenza, si avventura in montagna: occorre conoscere i propri limiti, informarsi sempre sulle condizioni meteo e della neve prima di qualsiasi tipo di escursione, equipaggiarsi adeguatamente. Anche per questo, occorre lavorare su sensibilizzazione e prevenzione e per questo ringrazio tutte le associazioni e organizzazioni che, insieme alle istituzioni, lavorano in questa direzione”.

“Dal nostro insediamento”, ricorda infine l’assessore, “abbiamo istituito il Tavolo della montagna che periodicamente è terreno di proficuo confronto con tutti gli attori interessati e, per ricordare solo i risultati più importanti, abbiamo portato in Abruzzo il sofisticato sistema per il distacco controllato delle valanghe attraverso cariche esplosive, una pratica consolidata sull’arco alpino che non era mai stata adottata nell’Appennino, il sonar Recco, anch’esso per la prima volta in una regione appenninica, utilizzato per la ricerca di dispersi sotto la neve in caso di operazioni di soccorso, e approvato la Carta di localizzazione dei pericoli da valanga”.

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