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Violenza donne, intervento del presidente Sospiri

Presidente del Consiglio della Regione Abruzzo: "Abruzzo purtroppo in linea con i dati nazionali"

Sospiri su zona rossa Val Fino: "Appello a governo"

“La giornata odierna, quella Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ci impone una riflessione meditata, approfondita, per suggerire anche azioni e misure di sostegno e supporto a un cammino cominciato ormai da anni, ma tutt’altro che concluso, stando, purtroppo, alle quotidiane notizie di cronaca. Soprattutto un cammino che, come uomini delle Istituzioni, deve suggerirci le misure di governo, legislative e amministrative più idonee per arginare il fenomeno e per garantire un supporto adeguato alle famiglie al fine di eliminare le potenziali sacche di disagio”.

Lo ha detto il Presidente del Consiglio della Regione Abruzzo Lorenzo Sospiri aprendo la seduta odierna del Consiglio regionale, convocato in coincidenza con la celebrazione del 25 novembre dedicato alla violenza contro le donne.

“Credo che quando il 25 novembre del 1960 nella Repubblica Dominicana furono brutalmente uccise tre attiviste politiche, le sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal per ordine del dittatore Rafael Leónidas, sorprese in strada mentre andavano a trovare i mariti in prigione, tre giovani donne stuprate, seviziate prima di essere ammazzate, ecco – ha detto il Presidente Sospiri -, credo che mai quelle tre ragazze avrebbero immaginato di poter diventare un simbolo, di essere quel granello che ha ispirato un movimento di coscienza, di consapevolezza, di concreta conoscenza di un lato oscuro dell’umanità, quella che troppo spesso sfoga nel cosiddetto sesso debole, inteso in senso solo fisico, la propria inadeguatezza e inappropriatezza, oltre che un istinto di odio che non trova alcuna giustificazione. Ci sono voluti ben 39 anni da quell’episodio affinché quella presa di coscienza divenisse un comune sentire culminando nella risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, sacramentando la ricorrenza e stabilendo, addirittura, la data del 25 novembre come l’inizio di dieci giorni canonici di eventi e appuntamenti tesi ad accendere, ogni anno, i riflettori su una problematica dai risvolti drammatici, com’è accaduto oggi in Regione”.

“E ce lo dicono i dati, le indagini: un rapporto Istat del 2018 relativo alle molestie sul luogo di lavoro ha messo in luce che nel corso della loro vita, 1.100.000 donne (pari al 7,5% delle lavoratrici) ha subito ricatti sessuali per ottenere un lavoro, per mantenerlo o per ottenere progressioni nella carriera. Nell’opuscolo pubblicato dalla Direzione Centrale Anticrimine del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, a sostegno della campagna “…questo NON È AMORE” per aiutare le vittime di violenza a vincere la paura di denunciare, i dati parlano di un aumento delle vittime di sesso femminile dal 2016 (68%) al 2019 (71%). Nel 2018-2019 tra le donne straniere sono state le romene a denunciare più di altre di aver subito maltrattamenti in famiglia, percosse, violenze sessuali e atti persecutori. Nel 2018, l’82% degli autori di omicidi femminili è un familiare. E veniamo ai numeri più recenti – ha proseguito il Presidente Sospiri -: secondo il Rapporto Eures sul femminicidio in Italia, tra il 2000 e il 31 ottobre 2020 sono state 3.344 le donne uccise, pari al 30% degli 11.133 omicidi volontari complessivamente censiti. Nel 2019 sono state uccise 99 donne, 85 in ambito familiare. Nei primi 10 mesi del 2020 le vittime registrate sono state 91, con un leggero calo nella percentuale di donne straniere. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, viene rilevata una flessione del numero di femminicidi al centro-sud e un aumento al nord: in Lombardia e Piemonte si concentra il 36% dei casi nazionali”.

“Ovvero, si muore più al nord che al sud, si muore dove l’immagine della donna in carriera, emancipata, economicamente indipendente dalla figura maschile è più marcata, rispetto a quanto accada al sud, dove la donna subisce di più, e questo lo confermano i dati della Polizia di Stato. E l’emergenza Covid ha, se possibile, ulteriormente aggravato la situazione: la rilevazione ISTAT sul numero delle chiamate al numero verde 1522 contro la violenza e lo stalking durante periodo di emergenza COVID-19 ha infatti evidenziato che la quantità delle chiamate è più che raddoppiata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un +119,6%. Le vittime che hanno chiesto aiuto nel periodo 1 marzo-16 aprile 2020 sono state 2.013, ossia +59% rispetto all’anno precedente. E la Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio ha confermato come durante il lockdown – secondo quanto evidenziato dai dati forniti dal Ministero dell’Interno – a fronte di un calo complessivo dei reati contro la persona, la violenza di genere sia aumentata in forma sommersa a causa delle maggiori difficoltà delle donne a denunciare. Dai dati forniti dall’Associazione Nazionale D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza che riunisce più di 80 associazioni che gestiscono centri antiviolenza e case rifugio su tutto il territorio italiano, il numero delle donne che si sono rivolte a un Centro antiviolenza della rete della Rete D.i.Re per chiedere sostegno nel periodo 6 aprile – 3 maggio 2020 risulta aumentato del 79,9% rispetto all’anno 2018. Sono numeri impressionanti, ancor più se pensiamo che dietro quei numeri ci sono volti, nomi, storie, bambini spesso orfani.

L’Abruzzo è purtroppo in linea con i dati nazionali, e non vi nascondo che, come uomo delle Istituzioni, ogni volta che si verifica un dramma, l’assassinio di una donna, una tragedia familiare, ogni volta mi chiedo se si poteva fare di più, se potevamo in qualche modo intervenire, arginare il fenomeno, adottare misure e azioni tese a essere di supporto a quelle stesse famiglie. Ed è su questo binario che fondamentalmente – ha sottolineato il Presidente Sospiri – deve e può esclusivamente muoversi la nostra azione: garantire politiche mirate di sostegno alle famiglie, per arginare, là dove possibile, il rischio di emarginazione, il disagio che genera isolamento e disperazione, politiche mirate che garantiscano aiuti economici, ma anche sostegni in termini di assistenza, disponibilità sul territorio di risorse umane specializzate e qualificate capaci di penetrare in quelle sacche di disagio e fornire il contributo migliore affinché mai più una donna debba morire per la mano di colui che avrebbe dovuto amarla per sempre, mai più un bambino debba piangere nel cuore della notte da solo per la morte della mamma uccisa dal suo papà, mai più un genitore debba avere il cuore spezzato per la perdita ingiustificabile della propria figlia”.

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