“Riorganizzazione o ristrutturazione?”. Se lo chiedono i sindacati, FIM, FIOM, UILM, FAILMS ed RSU LFoundry, in un comunicato diffuso alla stampa.
“Qualcuno lo ha chiesto, – si legge – perché osservando le modalità con le quali si è proceduto per riorganizzare il reparto di ingegneria e si continua a procedere nei vari dipartimenti di supporto, viene da pensare proprio a questo.
Non convince l’operazione, soprattutto perché i cambiamenti annunciati e quelli sussurrati non fanno percepire una visione di futuro a medio e lungo termine, né un consolidamento del programma di sviluppo industriale.
Dalle spiegazioni forniteci non traspare quella progettualità che fa la differenza tra un’operazione meramente finanziaria a breve termine ed una propriamente industriale, di prospettiva.
Non possiamo non pensare che alla base delle scelte che ci hanno portato sotto questa nuova proprietà, c’era una domanda così posta: cos’è meglio, un proprietario cinese che vuole investire 1,6 miliardi di dollari e che potrebbe raddoppiare lo stabilimento, oppure uno americano che vorrà sicuramente ridurre il personale?
Beh, da quel novembre 2018 è passato un po’ di tempo e la risposta la conosciamo tutti ma, purtroppo, è un po’ diversa da quella pronosticata e, ormai, chi aveva posto il quesito non c’è più, avendo venduto le quote…
Poi è arrivato il rappresentante della nuova proprietà, dichiarando che il nostro stabilimento era una miniera di know-how al punto da aver vinto la competizione con una intera provincia cinese, convincendoci che, il cinese buono, con molti soldi da investire era effettivamente arrivato…ma di quel denaro nulla è giunto in Italia e nulla vi rimane, poiché dobbiamo autostenerci nei costi ed i proventi delle vendite rimangono nell’altra metà del cielo
Siamo preoccupati.
Questo sito ha molto da offrire, a partire dalle competenze dei dipendenti, ma in un momento straordinario come questo per il rilancio del mercato dei semiconduttori offerto dalla iperdigitalizzazione di ogni settore, quale opportunità viene proposta ?
Chiediamo l’attenzione delle Istituzioni : di chi controlla i rapporti commerciali internazionali, di chi potrebbe vedere in questo ramo specializzato una sfida per lo sviluppo industriale nazionale e di chi gestisce il PIL a cui dovrebbe contribuire una impresa socialmente responsabile!”.