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L’Aquila, primo caso di Loiasi: individuata una malattia rara su un nigeriano di 27 anni

Individuata, per la prima volta in Abruzzo, una malattia rara, dovuta a un parassita presente nell’Africa subsahariana. Si chiama loiasi la patologia, con pochissimi casi in Italia, che l’ospedale di L’Aquila, con un lavoro in sinergia tra malattie infettive e laboratorio analisi, è riuscito a ‘decifrare’ dopo una investigazione medica durata una settimana e condotta su un nigeriano di 27 anni, da alcuni mesi nel capoluogo regionale.

L’uomo, ricoverato e dimesso nei giorni scorsi dal San Salvatore, per ora non corre pericoli particolari (la malattia non è contagiosa) ma viene tenuto sotto osservazione. Tuttavia, per evitare potenziali, gravi sviluppi della ‘patologia (tra cui l’encefalopatia) gli specialisti hanno predisposto un programma terapeutico da avviare con farmaci specifici che in Italia, proprio per la rarità del caso, non sono immediatamente disponibili e che arriveranno nei prossimi giorni.

L’uomo, nei giorni scorsi, si è presentato in pronto soccorso riferendo di avvertire la presenza di un corpo estraneo all’interno di un occhio e un forte, insistente prurito sulla pelle che durava da giorni. Durante il ricovero al reparto di malattie infettive, diretto dal dottor Alessandro Grimaldi, il giovane è stato sottoposto a più visite oculistiche, senza alcun esito, e successivamente a una fitta serie di esami effettuati dal laboratorio analisi, diretto dalla dottoressa Simonetta Santini, per diradare la ‘cortina’ impenetrabile che impediva di inquadrare il caso con una prognosi.

Un complicato ‘puzzle’ medico che, con tenacia e ‘fiuto’ professionale, i medici di malattie infettive, affiancati al meglio dal lavoro del laboratorio analisi, sono riusciti a risolvere, stabilendo che si trattava di un caso di microfilarie, riconducibile a un verme parassita, presente nella aree tropicali, in particolare nell’Africa del Subsahara.

L’infezione è opera di un verme che, nel caso del paziente nigeriano, si è spostato dall’occhio al sangue, dove è stato intercettato. La patologia, è il caso di ribadirlo, non è contagiosa e quindi non si trasmette da persona a persona ma, se non fronteggiata con le dovute misure, può provocare conseguenze gravi a chi ne è affetto, tra cui l’encefalopatia.

«Il continuo spostamento di persone da una parte all’altra del pianeta – dichiara il dottor Grimaldi, – esige ormai una capacità di dare risposte risolutive e rapide, da parte dei servizi ospedalieri interessati, su malattie molto rare, veicolate proprio dagli effetti delle migrazioni, in questo caso dall’Africa. Questa nuova realtà storica impone alla medicina specialistica un diverso approccio su queste problematiche che noi, già da anni, abbiamo introdotto in precedenti casi analoghi».

 

Fonte: ASIPRESS

 

 

Foto di: www.rete8.it

 

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Redazione IMN