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Usura e favoreggiamento, in tre a processo

A fare scattare l’inchiesta era stata la Banca d’Italia che aveva notato anomalie sul conto delle persone coinvolte

Avrebbero applicato tassi usurai da capogiro, fino al 285 per cento, dal luglio 2013 fino al maggio 2015 in danno di tre imprenditori di Sulmona (L’Aquila).

Con l’accusa di usura e favoreggiamento tre persone sono state rinviate a giudizio dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Sulmona, Marta Sarnelli, udienza fissata al 15 marzo 2024.

Si tratta di un operaio sulmonese e di una donna e un uomo in divisa, appartenenti alla Guardia di Finanza, la prima imputata per il concorso in usura, anche se con posizione più marginale, e l’altro per favoreggiamento.

A fare scattare l’inchiesta, quindi ad attivare la magistratura, era stata la Banca d’Italia che aveva notato anomalie sul conto delle persone coinvolte, tre commercianti sulmonesi che operavano in diversi settori legati ai servizi alla persona, finiti nel giro dell’usura.

Secondo il castello accusatorio l’operaio, quale elargitore del prestito, e la donna in divisa, addetta alla riscossione dei pagamenti, si sarebbero fatti dare o, comunque, promettere dalle vittime interessi usurari.

In una circostanza, ad esempio, a fronte di un prestito di 15.000 euro gli indagati avrebbero ricevuto interessi di natura usuraria per complessivi € 3.900, applicando un tasso mensile pari al 44%.

Da qui la periodica escalation dei tassi che avrebbero toccato la soglia del 285 per cento. Al finanziere si contesta di aver aiutato il deus ex machina dell’inchiesta a eludere l’attività d’indagine.

I movimenti anomali nel conto delle vittime (in alcuni casi si erano registrate ben 23 operazioni nella stessa giornata) hanno avviato un’attività d’indagine durata circa dieci anni che ha portato oggi al rinvio a giudizio dei tre.

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