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Autonomia: sindacati e associazioni, molte criticità

Temi al centro della tavola rotonda promossa dalle sigle datoriali e sindacali abruzzesi. L'iniziativa si è svolta ieri all'Auditorium Petruzzi di Pescara

Gli effetti dell’autonomia differenziata, prevista dal disegno di legge del ministro Calderoli e le possibili ripercussioni per le Regioni, con particolare riferimento al rischio di un’accentuazione delle differenze tra Nord e Sud del Paese.

Sono i temi al centro della tavola rotonda promossa dalle sigle datoriali e sindacali abruzzesi Agci, Casartigiani, Cia, Claai, Cna, Confapi, Confartigianato, Confcooperative, Confesercenti, Confindustria, Legacoop, Cgil, Cisl, Uil, Ugl, che parlano di “molte criticità e poche aperture di credito“.

L’iniziativa si è svolta ieri all’Auditorium Petruzzi di Pescara. Dopo l’introduzione del coordinatore delle parti sociali, Daniele Di Marzio, il quale si è soffermato “sull’importanza dell’iniziativa collettiva, in merito a una proposta di grande attualità, che va esaminata con la massima attenzione”, ha preso la parola la consigliera regionale Antonietta La Porta, che ha portato i saluti del presidente Marsilio.

“Su questa proposta il Governo ha imboccato la strada giusta – ha detto – la Regione Abruzzo finora non ha mai richiesto ufficialmente l’autonomia differenziata, come invece hanno fatto altre realtà e abbiamo osservato che non sono solo le regioni del Nord, come Lombardia e Veneto, a spingere verso questa direzione, ma anche altre del Centro e del Sud come Marche e Campania”.

Gianfranco Viesti, docente di Economia dell’Università di Bari, ha evidenziato quelli che considera i tre rischi principali derivanti dall’autonomia differenziata: “Il primo è di passare il potere decisionale delle politiche pubbliche alle regioni, in maniera differenziata, in materie quali scuola, sanità, energia, ambiente, infrastrutture e cultura, lasciando quindi pochissimo spazio allo Stato. Poi c’è l’aspetto economico, perché alle regioni del Sud arriverebbero risorse di gran lunga minori rispetto a quelle che riceverebbero, ad esempio, Lombardia e Veneto. Infine il ruolo dei cittadini diventerebbe marginale, poiché il processo decisionale si trasformerebbe in un patto tra Governo e regioni, che relegherebbe ad un ruolo marginale il parlamento”.

Di opinione diametralmente opposta il vicesegretario regionale della Lega in Abruzzo, Antonio Zennaro, che ha parlato invece di “opportunità per lo sviluppo dei territori” e ha rimarcato che “non ci sarà alcuna sperequazione nell’assegnazione delle risorse”.

Michele Fina, senatore del Pd, ha evocato “il rischio di una secessione fiscale, che risulta ancor più odiosa e inaccettabile in una fase in cui le disparità continuano ad aumentare, e dunque sarebbero necessari interventi di segno opposto che mirino a ridurle. Con l’autonomia differenziata invece – ha sottolineato – le disuguaglianze aumenteranno ulteriormente”.

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