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Caso TikTok: “No, nel video non c’è razzismo”

Così si esprime in una nota il consigliere Nello Simonelli sulla vicenda delle ragazze marsicane riprese sul treno e postate su TikTok: "Dovremmo dare ad ogni cosa il giusto nome"

“Ho avuto modo di osservare il video divenuto virale su TikTok, in cui vengono messe al patibolo tre ragazze marsicane, di cui una avezzanese, accusate di razzismo. Mi sono reso conto che, purtroppo, abbiamo un serio problema con l’utilizzo di determinati temi e termini, finendo per generare mostri e non individuando le questioni dirimenti”.

Così esordisce in una nota il consigliere comunale Nello Simonelli.

“Partiamo dall’etimologia della parola – prosegue -: è razzismo una discriminazione fondata sulla supremazia di una razza su di un’altra, che si sostanzi in una violenza, fisica o morale, a danno di individui o categorie. Questa è una problematica diffusa in tutto il mondo, checchè ne dica l’influencer, che generalizzando estende questa piaga all’Italia tutta, questo si un qualcosa di razzista”.

“Ciò detto, no: non c’è nelle ragazze un atteggiamento razzista. Può individuarlo, il razzismo in quel comportamento, solamente una società che vuol fare terrorismo psicologico. In quell’atteggiamento c’è altro, censurabile, ma non vi è ombra di razzismo o suprematismo”.

“Quante volte ci siamo trovati a fare, nel quotidiano, il verso ad una persona qualsiasi, o a scimmiottarne atteggiamenti e comportamenti? Scagli la prima pietra chi è senza peccato. Avviene nelle scuole, nell’ambito lavorativo, finanche in quello istituzionale e all’interno di ogni cerchia sociale. E lo si fa per diverse motivazioni, dall’innocente goliardia fino alla indecente e intollerabile maleducazione”.

“Possiamo muovere alle tre giovani la critica di essere state indelicate, sprovvedute, giulive, fanciullesche, finanche sgradevoli e sguaiate? Si. E dovremmo, se siamo intellettualmente onesti, chiedere ad ognuno di noi chi, almeno una volta nella vita, non si è comportato in identico modo”.

“Ma accusare di razzismo una persona, quando il razzismo non c’entra proprio nulla, in questo particolare periodo storico, significa danneggiare in modo irreparabile la persona additata di una cosa talmente brutta da meritare uno stigma sociale, si, ma quando si cade realmente nell’alveo di un comportamento razzista”.

“Ho visto cattiva educazione, che mi ha riportato alla mente le prese in giro che ho ricevuto in passato anche io, da ragazzi e ragazze, perché molto sovrappeso o per il difetto uditivo che mi porto dietro da quando ero piccolo. Ecco, allora, si parli di cattiva educazione. Perchè le ragazze avrebbero scimmiottato anche la parlata di un loro conterraneo, magari avente una cadenza sibilante, o un tic di un italianissimo passeggero su quello stesso treno. Maleducazione, scarsa empatia, frivolezza. Cose censurabili, nelle quali sicuramente è caduto almeno una volta ciascuno di noi, ma non si invochino razzismo e suprematismo, che non c’entrano assolutamente nulla”.

“C’è razzismo reale nel caporalato, in chi finge di tutelare le categorie protette ed le utilizza come specchietto per le allodole, in chi si schiera con gli ultimi della società quando si trova a favore di telecamera salvo denigrarli privatamente. C’è razzismo persino in chi ne parla continuamente unicamente per farne un cavallo di battaglia nel quale non crede”.

“Qui ci sono altre cose, non giustificabili, censurabili, ma non degne dell’attenzione mediatica che sta ricevendo la vicenda. Facciamo attenzione a non parlare a sproposito di razzismo e suprematismo: se ogni cosa viene chiamata razzismo, se ogni cosa viene chiamata suprematismo, l’unico risultato sarà di non porre più la dovuta attenzione quando razzismo e suprematismo si palesano realmente”.

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