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Lezione di comunicazione ai sindaci al Festival dei Borghi

Come uscire dalla marginalità. Sono 335 i Comuni che rientrano nel prestigioso club de I Borghi più Belli d’Italia, riuniti in questi giorni in Abruzzo per il 14esimo Festival nazionale.

Sommando le loro superfici, si estendono su 17.500 chilometri quadrati, la stessa estensione di regioni come Lazio o Campania, messi insieme sono abitati da 1,4 milioni di persone, come Milano. Ma soprattutto, fanno registrare 16,1 milioni di pernotti l’anno, secondi cioè – tra le città turistiche – solo a Roma.

Sono i 335 comuni che rientrano nel prestigioso club de I Borghi più Belli d’Italia, riuniti in questi giorni in Abruzzo per il 14esimo Festival nazionale. E questi dati dell’Istat, sciorinati da Antonio Luna, sono stati al centro di uno degli incontri che si sono svolti ieri a Caramanico Terme (Pescara), nella seconda giornata della kermesse animata da dibattiti, spettacoli e dagli stand di 110 Comuni presenti.

Moderati da Antimo Amore, giornalista Rai, insieme a Luna, che ha presentato il suo libro L’Italia r(i)nasce dai Borghi. Progettare il passato per conservare il futuro (Diodema) sono intervenuti Fiorello Primi, presidente nazionale dell’Associazione I Borghi più Belli d’Italia e Brunello Castellani, scrittore.

“La complessità e la diversità dei singoli borghi crea la sensazione che per ognuno di essi occorre un progetto specifico, quindi”, ha detto l’autore rivolgendosi ai sindaci, “iniziate a sprigionare le vocazioni del vostro territorio. Poi, deve esserci la capacità della nostra associazione di costruire best practices da replicare”.

“Dobbiamo rimutuare il sistema borghi in una logica diversa e più inclusiva”, ha rilevato Luna, già vice sindaco di Spello (Perugia) e attuale membro del Comitato scientifico dell’associazione, “da trent’anni a questa parte i borghi sono stati marginalizzati perché hanno prevalso due imperativi economici: razionalizzazione e ottimizzazione. Questo ha portato a perdere attenzione e servizi nei confronti di comunità considerate marginali, ma secondo la logica delle aree interne la metà dei nostri comuni sono del margine”.

“I borghi”, ha aggiunto l’autore, “hanno grande attrattività ma scarsa capacità di produrre servizi turistici, questo è fisiologico, ma è giunto il momento di sprigionare le vocazioni dei territori e come sistema associativo cerchiamo di fare forza comune per proporre progetti di innovazione, ma allo stesso tempo ciascun territorio deve costruire il proprio vocabolario. Bisogna acquisire la consapevolezza del fatto che se una cosa ci riguarda, dobbiamo averne riguardo! A quel punto inizio a progettare servizi, ad approfondire la possibilità che ci venga giù mezza montagna, inizio a chiedere a livello europeo e nazionale finanziamenti su startup innovative e altro ancora”.

Prima della presentazione del libro, il regista Walter Nanni insieme agli ambassador dei Borghi più belli d’Italia aveva dato “lezione” ai sindaci su come veicolare al meglio l’immagine dei propri paesi: “Bisogna utilizzare la tecnica cinematografica per raccontare i luoghi, perché il cinema è la più grande forma di comunicazione – ha detto – e poi bisogna fermare una sola immagine di quel posto, cioè iconizzarlo, renderlo facilmente riconoscibile attraverso una sola immagine”.

Nel frattempo, negli stand dei comuni prodotti tipici, esperienze sensoriali, arti e mestieri, artigianato, degustazioni e costumi tradizionali.

Il Festival nazionale dei Borghi più belli d’Italia si conclude oggi con un fitto programma di incontri, mostre e spettacoli, mentre restano aperti gli stand dei comuni. Alle ore 19 cerimonia del passaggio della bandiera del Festival al Comune di Lucignano in Toscana per il Festival nazionale del 2023 e a mezzanotte il ballo della pupa.

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