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Pazienti in Ti al Covid hospital, Biondi replica ad Albani

Pazienti in terapia intensiva al Covid hospital di Pescara, Biondi “Albani tuteli gli interessi degli abruzzesi”

Covid-19, Biondi: «L’hotel Cristallo è un luogo sicuro»

“È giunta l’ora che Alberto Albani, coordinatore della struttura per l’emergenza sanitaria, chiarisca una volta per tutte se lavora per tutelare gli interessi generali della comunità abruzzese o quelli particolari della sua Asl di appartenenza, cioè quella di Pescara. In questo secondo caso chiedo all’assessore regionale Nicoletta Verì di rimuoverlo dal suo incarico, considerato anche che si tratta di un mandato fiduciario assegnato dalla precedente giunta guidata da Luciano D’Alfonso”.

Lo afferma il primo cittadino dell’Aquila e presidente del comitato ristretto dei sindaci, Pierluigi Biondi, in risposta alle affermazioni di Albani secondo cui non si possono concentrare nel Covid hospital di Pescara i ricoverati in terapia intensiva dislocati sulle varie aziende del territorio.

“Albani, di fatto, – spiega Biondi – si sostituisce, in un colpo solo e senza averne alcun titolo, all’assessore alla Sanità, al capo Dipartimento regionale, al direttore dell’Agenzia sanitaria e al manager della Asl di Pescara, con affermazioni gravissime come ‘non si può bloccare l’attività ordinaria del miglior ospedale d’Abruzzo, dati alla mano’ o indicando strategie di gestione della eventuale ‘quarta ondata’ che competono ad altri organi”.

“Allora chiedo al ‘plenipotenziario’ Albani: a cosa è servito realizzare il Covid hospital di Pescara se non è punto di riferimento regionale costante, tanto più quando la situazione dei ricoveri non è critica? Sulla base di quali dati definisce l’ospedale ‘Santo Spirito’ il migliore d’Abruzzo? Perché all’Aquila o nelle aree interne si possono sospendere le prestazioni ordinarie e da altre parti no?”, aggiunge il primo cittadino del capoluogo.

“Non è alimentando sterili campanilismi o chiudendosi a riccio nei propri egoismi che si fa un buon servizio agli abruzzesi. – continua Biondi – Immaginiamo cosa sarebbe accaduto durante la prima ondata della primavera 2020 se L’Aquila si fosse rifiutata di accogliere pazienti dalle altre Asl: complessivamente sono stati occupate diverse decine di posti di terapia intensiva del G8 per persone che, altrimenti, sarebbero dovute andare fuori regione”

“La richiesta non nasce da un capriccio personale ma da un’istanza che arriva dai territori: molti servizi sono stati sospesi a causa dell’emergenza sanitaria e c’è necessità che vengano ripristinati. Nel giorno dell’inaugurazione del complesso pescarese lo stesso Albani salutava l’evento che avrebbe consentito di ripristinare la normale attività del Santo Spirito. In molti altri nosocomi ciò non è ancora avvenuto e, con l’attuale dispersione di operatori impegnati con i pazienti affetti da coronavirus, non è chiaro quando potrà accadere. Non possiamo permettere che pazienti con altre patologie continuino ad attendere, magari alimentando la mobilità passiva, per ottenere cure che se differite potrebbero generare complicanze e aggravamenti che appesantirebbero l’intero sistema sanitario regionale”.

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