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Referendum: si voterà sulla Legge Severino

La Consulta ha dichiarato l'ammissibilità del referendum su separazione carriere in magistratura e sulla legge Severino, ieri la bocciatura sull'eutanasia

La Corte costituzionale ha dichiarato l’ammissibilità del referendum che ha come obiettivo la separazione delle carriere in magistratura. Ammissibile anche quello referendum che vuole cancellare le firme necessarie per poter presentare una candidatura alle elezioni dei consiglieri togati del Csm e via libera anche al quesito sulla custodia cautelare. Si voterà anche sulla legge Severino. La Corte costituzionale ha, infatti, dichiarato l’ammissibilità del referendum sul Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità, uno dei decreti attuativi della legge.

Sono in tutto 4 per ora i referendum ammessi dalla Corte costituzionale in materia di giustizia, ma l’esame degli altri quesiti prosegue. Lo sottolinea la stessa Consulta in una nota. Quelli sinora dichiarati ammissibili riguardano l’abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità, la limitazione delle misure cautelari, la separazione delle funzioni dei magistrati e l’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del CSM.

“I suddetti quesiti – si spiega nella nota- sono stati ritenuti ammissibili perché le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario”.

“Sono contento che il referendum sia passato così anche i cittadini potranno esprimere la propria opinione. I referendum sono sempre una prova e un esercizio di democrazia da parte dei cittadini. Sulla legge Severino noi sindaci abbiamo chiesto da sempre una modifica perché ci ritroviamo, unica figura istituzionale, ad essere sospesi per 18 mesi senza una condanna definitiva”. Questo il commento a caldo, con l’ANSA, sul via libera al quesito referendario sulla legge Severino di Antonio Decaro, presidente dell’Anci.

“Noi vogliamo approvare la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario in tempo per applicare la nuova normativa per l’elezione dello stesso Csm, e quindi entro fine maggio. E i tempi coinciderebbero con quelli necessari per evitare i tre quesiti sulla giustizia che riguardano questa materia”. Lo ha detto all’Ansa il presidente della Commissione Giustizia della Camera, Mario Perantoni (M5s), a proposito dei referendum sulla separazione delle funzioni, sulle firme per presentare le candidature per il Csm, e sulla presenza dell’avvocatura nei Consigli giudiziari.

Esulta il leader della Lega, Matteo Salvini: “Primi quattro referendum sulla giustizia dichiarati ammissibili e presto sottoposti a voto popolare: vittoria!”, scrive su Twitter.

Fratelli d’Italia appoggerà solo due dei quattro quesiti dei referendum sulla giustizia ammessi dalla Corte costituzionale, ossia quello sulle separazione delle carriere e quello sull’elezione del Csm. A dirlo all’Ansa è il deputato Andrea Delmastro, responsabile nazionale Giustizia per il partito. Del resto, fin dalla raccolta firme a luglio, FdI decise di sostenere parte dei referendum promossi da Lega e Radicali (4 su sei), avendo dubbi sui limiti agli abusi della custodia cautelare e sull’abolizione della legge Severino (gli stessi giudicati oggi ammissibili dalla Consulta).

La alta Corte ieri ha intanto dichiarato inammissibile il quesito proposto sull’eutanasia poiché “non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana”. Delusione dell’ Associazione Coscioni. “Proseguiremo con altri strumenti”, dice Marco Cappato che aggiunge: “Il giudice Amato è una personalità molto politica e questa è una decisione politica”. “Il suicidio medicalmente assistito e l’eutanasia non sono forme di solidarietà sociale né di carità cristiana e la loro promozione non costituisce una diffusione della cultura della cura sanitaria o della pietà umana. Altre sono le strade della medicina degli inguaribili e del farsi prossimo ai sofferenti e ai morenti”. Lo sottolinea il dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita per il quale “La vita è un diritto, non la morte”, come detto anche dal Papa. Si tratta di “riconoscere una evidenza etica accessibile alla ragione pratica, che percepisce il bene della vita della persona come un bene comune, sempre”.

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