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Targa Ramelli, il sindaco Biondi: “Sarà installata”

"L'amministrazione procederà secondo quanto stabilito dall’Assise civica"

“L’ordine del giorno, approvato dal Consiglio comunale nella seduta del 12 giugno scorso, relativo alla richiesta di installazione di una lapide commemorativa dedicata alla figura del giovane Sergio Ramelli, trucidato nel 1975 a Milano da un gruppo di estremisti di Avanguardia operaia, è stato erroneamente inviato allo Commissione per l’onomastica che non è competente, da regolamento, per l’apposizione di targhe, ma per le intitolazioni e le denominazioni. Peraltro, il parere espresso dall’organismo è obbligatorio, ma non vincolante. Pertanto l’amministrazione procederà secondo quanto stabilito dall’Assise civica, massima istituzione democratica ed espressione della volontà popolare”.

“La sola ‘colpa’ di Ramelli fu quella di aver condannato in un tema scolastico le Brigate Rosse. Lui, come molti altri, è da ascrivere nell’elenco delle vittime degli “anni di piombo”, in cui contrapposte fazioni si sono scontrate sulla base di ideologie che la storia ha definitivamente archiviato e relegato nei libri di storia. È unanime il sentimento di vicinanza, pietas e dolore per tutti i lutti che in quegli anni hanno funestato la nostra Nazione, a prescindere dalle appartenenze politiche o partitiche. Ciò che differenzia, però, la vicenda di Sergio Ramelli da tutte le altre, è legato ad un elemento: la sua condanna a morte, morale, viene sentenziata all’interno di un luogo, la scuola, che è, o dovrebbe essere, il baluardo per la tutela, la crescita e la formazione dei ragazzi chiamati poi a formare la comunità nazionale. Il tema di questo ragazzino, normalissimo e con i capelli lunghi – ben lontano dall’immagine stereotipata di un naziskin che picchiava gli stranieri – e che credeva in un ideale, fu preso da un professore e affisso su una bacheca come atto di accusa pubblica. Atto che evidentemente istigò gli aggressori a picchiarlo a sangue fino alla morte poi avvenuta in ospedale. Raccapricciante, poi, fu l’applauso con cui l’allora Consiglio comunale di Milano salutò la notizia della sua prematura scomparsa”.

“Questa è l’unicità legata alla figura di Ramelli, che le istituzioni, anche il Comune dell’Aquila, città libera, del perdono, della pace e della riconciliazione, hanno il dovere di ricordare al pari di altre tragiche morti registrate in quegli anni su cui non ci sono e non ci sono mai stati preclusioni o pregiudizi. A conferma di ciò, si sottolinea come siano già molte le città italiane che hanno inteso, anche attraverso una intitolazione, esprimere un sentimento di memoria: da Milano a Lodi a Ragusa, passando per Perugia, Chieti, Arezzo (e si potrebbero citarne molte altre)”.
Questa la dichiarazione del sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi.

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Redazione IMN