Legge salva tribunali dell’Abruzzo da replicare in tutte le Regioni italiane per spingere il governo Draghi a “riallineare la geografia giudiziaria all’inderogabile principio costituzionale (art. 5) del più ampio decentramento amministrativo nei servizi che dipendono dallo Stato”.
Il silenzio assordante caduto sulla questione dei tribunali minori, che a settembre 2022 rischia di far cadere la mannaia dei tagli anche sul tribunale di Avezzano e degli altri 3 presidi abruzzesi scampati alla chiusura per il terremoto, spinge il sindaco, Gianni Di Pangrazio, in perfetta sintonia col presidente dell’ordine degli avvocati, Franco Colucci, a invocare la mobilitazione di tutti i colleghi del Bel Paese privati del presidio di giustizia, con l’obiettivo di far adottare la legge varata all’unanimità dal consiglio regionale d’Abruzzo nelle altre 12 regioni.
Di Pangrazio chiama alla mobilitazione anche tutti i comuni marsicani e quelli che fanno capo ai presidi di Sulmona, Lanciano e Vasto.
“La proposta”, sottolinea Di Pangrazio nella lettera appello ai colleghi dei Comuni di Acqui Terme, Alba, Ariano Irpino, Bassano del Grappa, Camerino, Casale Monferrato, Chiavari. Crema, Lucera, Melfi, Mistretta, Modica, Mondovì, Montepulciano, Nicosia, Orvieto, Pinerolo, Rossano, Sala Consilina, Saluzzo, Sanremo, Sant’Angelo dei Lombardi, Tolmezzo, Tortona, Vigevano e Voghera, nonché di Sulmona, Lanciano e Vasto, inviata anche al presidente della Regione, Marco Marsilio, “prevede l’abrogazione dell’inutile, incomprensibile e inattuabile comma 4 bis del D.lgs 155/2012 ed attribuisce alle Regioni il potere di riaprire, a tutti gli effetti, i Tribunali soppressi, assumendosi le sole spese di manutenzione degli immobili e di retribuzione del personale ausiliario, mantenendo a carico dello Stato le spese per la retribuzione dei Magistrati e del personale amministrativo. Vi è da ritenere, però, che la proposta dell’Abruzzo senza l’adesione delle altre dodici Regioni interessate dal taglio dei tribunali, sia destinata all’oblio, come solitamente avviene per tutte le proposte non supportate dalle preminenti forze politiche. E’ tempo, quindi, di decisioni definitive, poiché la storia delle proroghe che blocca il turn over del personale amministrativo porterà i tribunali al collasso”.
Consapevole del rischio, quindi, il primo cittadino di Avezzano rilancia la battaglia nel nome dell’articolo 5 della costituzione affinché tutte le regioni italiane private dei presidi chiedano al Ministero della Giustizia il ripristino dei tribunali soppressi.
“Agite per coinvolgere le vostre regioni”, aggiunge Di Pangrazio, “ingiustamente spogliate di importanti presidi giudiziari ad aderire all’iniziativa dell’Abruzzo, approvando una identica proposta di legge, convinto che il parlamento non potrà ignorare e mortificare le proposte di legge di 13 regioni che chiedono il riallineamento della geografia giudiziaria all’inderogabile principio costituzionale (art. 5) del più ampio decentramento amministrativo nei servizi che dipendono dallo Stato.
“Nel frattempo”, conclude Di Pangrazio, “mi prodigherò affinché tutti gli altri 36 sindaci della Marsica, nonché quelli dei comprensori di Lanciano, Vasto e Sulmona, presentino, ciascuno dinanzi alla propria assise consiliare, una mozione d’ordine per la salvaguardia del Tribunale, da trasmettere al Ministero della Giustizia. Nella certezza che anche voi vi adopererete per inondare il Parlamento di delibere dei consigli comunali dei circondari dei tribunali di riferimento”. Il sindaco di Avezzano, dove partì l’azione che diede vita al referendum abrogativo stoppato dalla Consulta, quindi, confida in una grande mobilitazione dei Comuni e delle regioni per convincere il Ministero della Giustizia a riaprire le porte ai presidi chiusi ed evitare la condanna a morte dei 4 tribunali abruzzesi destinati a chiudere i battenti per sempre a settembre del 2022. Una mazzata letale per le aree interne d’Abruzzo.