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Dura l’opposizione sul rendiconto: “4 anni e mezzo di fallimenti”

Paolucci su Rendiconto approvato ieri a maggioranza dal Consiglio regionale: “No al documento che riassume i 4 anni e mezzo di fallimenti di Marsilio: sanità in ginocchio, Pnrr definanziato, infrastrutture perse e fuga di giovani e pazienti”.

La revoca dei fondi sulla ferrovia, la stasi della rete ospedaliera, la soppressione del volo per Milano e la mancanza di infrastrutture, l’agricoltura in ginocchio, assenza di politiche industriali, l’inerzia sulla spesa dei fondi europei, il costante spopolamento della regione, la fuga dei pazienti e dei giovani: quasi cinque anni di destra e di fallimenti per la Giunta Marsilio, lenta, inerte e capace solo di collezionare brutte figure. La propaganda costante degli ultimi anni non cancella l’assenza di fatti e di programmazione che ha caratterizzato questo Governo regionale, per questo abbiamo votato contro un rendiconto che certifica una legislatura di fallimenti”, duro il commento del capogruppo Pd in Consiglio regionale Silvio Paolucci sul documento approdato in Consiglio regionale ieri.

L’Abruzzo di cui Marsilio parla, nella realtà non esiste – incalza Paolucci – Sulla sanità non si è andati oltre gli annunci: fermi sulla programmazione e 700 milioni di risorse, fra l’articolo 20 e il PNRR, sono in attesa di essere investiti, questo mentre crollano a meno 25.000 le prestazioni sanitarie, migliaia di abruzzesi vanno a curarsi fuori facendo lievitare a 92 milioni di euro i costi della mobilità passiva e chi resta deve aspettare due anni per una tac e mesi per essere visitato, rischiando di morire al Pronto soccorso, nonostante gli sforzi enormi del poco personale ospedaliero. Sul fronte UE, resta il rischio di perdere fondi europei non spesi, sia per Fesr e Fse e se la nuova programmazione risulta maggiormente dotata di risorse, questo succede solo perché l’Abruzzo si è impoverito, non perché Marsilio è stato bravo ad assicurarsele, anzi”.

“In tema di figuracce europee, l’ultima riguarda il Pnrr, con la revoca delle risorse a progetti strategici, uno per tutti, la velocizzazione della rete ferroviaria Roma-Pescara, comunicata dal Governo amico mentre all’Abruzzo la Regione diceva il contrario. Sulle infrastrutture si continua ad andare male: opere importanti accumulano ritardi, come la Fondovalle Sangro, il Masterplan resta un bancomat e Marsilio, incapace di presentare farina del suo sacco, si attesta anche i meriti di altri, come i 600 milioni di euro di fondi della Giunta D’Alfonso per la viabilità, o l’allungamento della pista dell’aeroporto d’Abruzzo, mentre resta zitto sulla perdita del volo storico e strategico che collega Pescara a Milano e che tutta opera sua. Parlando di fondi, Marsilio può dunque intestarsi il merito di aver ottenuto non più di 150 milioni di euro, al netto delle opere ferroviarie oggi, peraltro, definanziate, è poco o niente rispetto alla passata Giunta regionale, che si attesta ben 840 milioni e che aveva lasciato iter avviati e progetti pronti per le opere che questo governo regionale ha fermato. Una Giunta senza visione: che lascia l’agricoltura da sola e senza fondi, non programma la riforma dei Consorzi, commissariati da anni, non pensa ai giovani e alle donne, fanalini di coda per un centrodestra interessato solo alle poltrone e che fa pagare agli abruzzesi anche quelle che non poteva aggiudicarsi, com’è accaduto con i due manager asl defenestrati a Pescara e L’Aquila e il direttore dell’Asr, ai quali i giudici hanno dato ragione e a cui la Regione dovrà ora pagare pesanti risarcimenti. Una Regione anche incapace di premure, che non fa investimenti e progetti di rilancio per le aree interne a cui toglie anche i servizi di emergenza e che non riesce ad arrestare lo spopolamento, che ha visto la perdita di oltre 56.000 abitanti negli ultimi otto anni e che non pensa ai giovani, lasciando triplicare la migrazione degli over 30 e alle donne, lasciate ancora senza sostegni e norme per la parità salariale che in altre regioni è legge. Non è una Regione capace di contare quella che viene fuori dopo quasi cinque anni di Marsilio, ma un Abruzzo fermo e fanalino di coda di uno sviluppo che al centrodestra non interessa”.

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