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Da batteri killer oltre 500mila morti nel 2019

11,9 milioni gli anni persi a causa dell'antibiotico-resistenza

Nel 2019 in Europa 541mila persone sono morte per ragioni riconducibili a un’infezione causata da batteri resistenti agli antibiotici, per un totale di quasi 12 milioni di anni di vita persi.

È questo il dato che emerge da una ricerca internazionale pubblicata su The Lancet Public Health.

“La resistenza antimicrobica rappresenta una sfida saliente del nostro tempo, poiché la perdita di antibiotici efficaci potrebbe comportare un pericolo di vita per infezioni diffuse e ostacolare la capacità di eseguire comuni procedure chirurgiche e altri trattamenti medici”, sottolineano i ricercatori, affiliati al gruppo European Antimicrobial Resistance Collaborators.

Il team, attraverso l’analisi delle cause di morte combinata con la prevalenza dei batteri resistenti, ha stimato che nel 2019, nella Regione Europea dell’Oms, si sono verificati 541mila decessi associati a infezioni da batteri resistenti, il 10,5% dei decessi totali.

Queste morti, spiegano i ricercatori, si sarebbero evitate del tutto se le persone non avessero contratto per niente l’infezione. Nel caso in cui le infezioni fossero state causate da batteri sensibili ai farmaci, invece, 133mila di quelle persone sarebbe guarite. Ad appesantire il carico dell’antibiotico-resistenza il numero di anni persi a causa della malattia (i cosiddetti DALYs): ben 11,9 milioni.

Secondo lo studio, la gran parte dei decessi è causata da infezioni sistemiche; a seguire le infezioni intra-addominali e quelle respiratorie. Quanto agli agenti responsabili dei decessi, i più comuni sono forme resistenti di Escherichia coli, Staphylococcus aureus, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa, Enterococcus faecium, Streptococcus pneumoniae e Acinetobacter baumannii.

Senza misure di contrasto efficaci, ricordano i ricercatori, si stima che entro il 2050 l’antibiotico-resistenza potrebbe causare 10 milioni di decessi l’anno nel mondo.

Eventi in Abruzzo

“È stato proprio grazie alla collaborazione tecnico-scientifica prestata dai medici, in primis microbiologi e virologi, della cui esperienza ci siamo giovati nell’ambito di diversi comitati, se l’Abruzzo ha potuto affrontare l’emergenza del Covid-19 anticipando, in molti casi, le misure nazionali con provvedimenti che non hanno tenuto conto solo della dimensione sanitaria”.

È il riconoscimento pubblico che il presidente della Giunta regionale, Marco Marsilio, ha voluto tributare, questo pomeriggio, a Francavilla al Mare, alla classe medica abruzzese nel corso del congresso nazionale su “Microbiology & Infections Pescara 2022”, patrocinato dalla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali – SIMIT: tre giornate dedicate alle infezioni provocate dai microrganismi patogeni per capire le strategie più efficaci da adottare anche in futuro. “In Abruzzo – ha detto Marsilio – abbiamo la fortuna di poter contare su una classe medica preparata e con i piedi ben piantati a terra. Anche sulla problematica delle infezioni ospedaliere – ha proseguito – c’è un esempio virtuoso rappresentato dal Gruppo Epidemiologico della Asl di Pescara, il G.O.E., che ha introdotto il sistema di segnalazione obbligatoria della colonizzazione di batteri multiresistenti ma che eccelle anche per aver messo a punto un sistema organizzativo di coordinamento e controllo sull’uso degli antibiotici e per essere all’avanguardia nella risposta clinica al Covid”.

Soffermandosi sulla problematica delle infezioni ospedaliere che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità(OMS), in Europa provocano ogni anno 16 milioni di giornate aggiuntive di degenza e 37mila decessi direttamente attribuibili, Marsilio ha confermato che “in Italia l’incidenza del fenomeno, piuttosto preoccupante, è maggiore che negli altri Paesi europei. A tal proposito, – ha aggiunto – va detto che in Abruzzo e a Pescara, in particolare, da almeno dieci anni sono stati attivati dei protocolli specifici che sono anche oggetto di studi e di pubblicazioni a livello nazionale e non solo. Un buon esempio di sanità pubblica da potenziare ulteriormente – ha ripreso – e da sviluppare su tutto il territorio regionale considerando che, sulla base di alcuni studi internazionali, intorno al 2050, i nuovi microrganismi patogeni potrebbero rappresentare la prima causa di morte nel mondo”.

A fare gli onori di casa, il dottor Giustino Parruti, direttore della Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive della Asl Pescara e Presidente SIMIT Abruzzo-Molise ed il dottor Paolo Fazii, direttore dell UOC di Microbiologia e Virologia della stessa Asl.

L’AQUILA

Controllo e gestione delle infezioni ospedaliere tramite l’uso appropriato di antibiotici e l’attivazione di pool di specialisti all’interno dei presidi ospedalieri.

Sono alcuni dei temi al centro del convegno in programma questa mattina, sabato 15 ottobre all’Aquila, all’hotel ‘La dimora del Baco’, a partire dalle ore 8.45.

I lavori, dal titolo: “Gestione delle infezioni correlate all’assistenza da Mdro, antimicrobial stewardship ed infection control”, sono stati organizzati dal direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale di L’Aquila, Alessandro Grimaldi, affiancato dalla coordinatrice infermieristica Roberta Priore, con il patrocinio della Asl della provincia di L’Aquila.

Al convegno parteciperanno figure di primo piano del panorama italiano della specifica filiera sanitaria, tra cui Nicola Petrosillo, direttore di Malattie infettive dello Spallanzani di Roma e Maria Mongardi dell’Universtià di Verona.

In apertura dei lavori interverranno il manager della Asl, Ferdinando Romano, e il direttore dell’agenzia sanitaria regionale Pierluigi Cosenza. Il convegno, oltreché figure specialistiche mediche, riguarda da vicino gli infermieri.

Le infezioni ospedaliere rappresentano un problema italiano e mondiale perché hanno un’elevata percentuale di mortalità che, secondo gli addetti ai lavori, è destinata a salire nei prossimi anni. Si calcola infatti che nel 2050 le morti per questo tipo di infezioni supereranno quelle per cancro nella misura di dieci milioni contro otto.

Alla luce dell’entità del fenomeno e delle serie conseguenze che ne scaturiscono la riduzione delle infezioni nei presidi rientra nel piano nazionale sanitario ed è uno degli obiettivi prioritari delle Asl.

“Tra le diverse misure correttive da introdurre”, dichiara Grimaldi, “c’è quella di un uso più appropriato di antibiotici che, se somministrati in modo eccessivo e improprio, possono favorire la diffusione e l’emergenza di ceppi di batteri resistenti agli antibiotici, con le conseguenti infezioni. Per una più efficace gestione e controllo delle infezioni, inoltre, sarebbe opportuno organizzare un team interno agli ospedali”, conclude Grimaldi; “composto da infettivologi, microbiologi nonché medici e infermieri delle direzioni sanitarie”.

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